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Il vademecum dell'anziano è aggiornato a Settembre 2024! 

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RELAZIONE DIRETTIVO SPI/CGIL MANTOVA 29 SETTEMBRE 2022

DIRETTIVO SPI/CGIL MANTOVA

DIRETTIVO SPI/LGR BOLZANO

RIVA DEL GARDA 29 SETTEMBRE 2022

“DALL’INFLAZIONE ALLA RECESSIONE, LE DUE COMUNITA’ SI INTERROGANO SUL FUTURO “.

Buongiorno alle donne e agli uomini presenti.

A Mantova mi chiedono, ma perché fate spesso le iniziative con le compagne e i compagni di Bolzano? Probabilmente la stessa domanda se la pongono le compagne e i compagni del Tirolo del Sud. Infatti non è usuale questa fecondità nei rapporti. Questo mettere insieme due comunità così dissimili, per usi e costumi, legati però da un pezzo di storia, significata da Andres Hofer. Allora li accompagno nell’ufficio e mostro loro la pergamena, datata 14 marzo 2016, sulla quale si è suggellato il gemellaggio scritto nelle due lingue e che mi permetto di ricordarne un tratto “ ……collaborazione che genererà opportunità di scambio di carattere sindacale, culturale, storico turistico, nello spirito di identità europea, promuovendo i valori universali di amicizia e cooperazione, sottolineando il forte impegno per far conoscere ai giovani l’importanza di questo legame……” Questa è la migliore risposta e se volessimo tradurla con una parola questa sarebbe contaminazione che fa pendant con umanizzazione. Caro Spi/Lgr di Bolzano, siamo davvero avanti e siamo davvero orgogliosi di esservi amici. In un mondo dove si consuma tutto in un arco temporale brevissimo, il nostro contagiarsi ha già ampiamente superato l’infanzia. Grazie Gastone e grazie Alfred, con le vostre rispettive squadre per averci creduto e per immaginarne una ulteriore crescita. Di più, se osservate attentamente la locandina e la brochure, consegnatavi, vi trovate i due simboli dello Spi che legano i colori della pace, lo striscione costruito esalta quei colori, un abbraccio tra gli anziani dei due territori che tenta di ridisegnare un pezzo di futuro, perché i colori della pace sono il nostro domani.

Così si vincono le frammentazioni, gli individualismi, le incomprensioni, così le genti si confrontano, si arricchiscono attraverso la ricerca e gli approfondimenti, perché questo gemellaggio ci lega positivamente, ci fa essere generosi, altruisti, affidabili, leali. Per dirla è un’ottimo stile di vita e ne parlo con Compagne e compagni che hanno testè approvato una legge sull’invecchiamento attivo. È esattamente il contrario del tradimento, del servilismo, pratica oramai diffusa nell’ambito politico e che è entrata nel sistema venoso del nostro paese. Noi che siamo i detentori della memoria non possiamo non ricordare quando ci si stringeva la mano e questo equivaleva ad uno scritto, oggi si fa un accordo suggellato da un bacio e un minuto dopo con non-chalange si affossa il tutto. Questo è stato un messaggio terribile che ha attraversato gli ultimi lustri, l’annichilimento delle certezze. La domanda spontanea che ci tormenta è: di chi mi posso fidare? La ricostruzione sarà lunga e dolorosa. Nei confronti delle persone anziane, che hanno bisogno di certezze, il tradimento, è un atto delinquenziale.

Però la sorte, voluta, costruita, in un mondo vorticoso, dai cambiamenti repentini, dalle inquietudini prorompenti, dalle solitudini dai mille volti, ecco spuntare i volontari dello Spi. I loro lineamenti che sanno mutare all’intercedere delle emozioni, che sanno commuoversi perché interiorizzano e nell’arco di un attimo sanno essere consolatori di situazioni complicatissime. Sorridono oppure lacrimano nell’ascoltare pezzi di vita a volte inestricabili, perché così è il percorso dell’essere, quella vita dura lontana dalla politica, dalle pagine patinate, dai riflettori così attenti al nulla. Per questa ragione voi siete la parte migliore di questo dannato ma meraviglioso paese. Voi siete la Cgil, siete lo Spi che tendete a mantenere grande questa organizzazione, non esiste un ringraziamento possibile, perché voi lo traete nel confronto con la giovane che si approccia al nostro sportello sociale o a quello anziano che ci pone il proprio problema e che prima di uscire vi ringrazia con un sorriso, nonostante il tormento che l’accompagna e vi sussurra “ finalmente ho capito, sei stato chiaro, ti verrò a trovare ancora perché se tu me lo permetti diverrai il mio punto di riferimento. “. In voi esiste lo spirito di abnegazione oramai smarrito, in voi si è insediato nel tempo il voi a scapito dell’io così moderno. In questo mio dire non esiste retorica, mi sono permesso semplicemente di raffigurare il vostro impegno quotidiano, non sempre valorizzato, non sempre espresso in luoghi consoni, non sempre con gli strumenti adeguati. Quell’impegno va sempre raccontato verso l’esterno e verso quei tanti dirigenti sindacali che, a volte, ci sopportano a malapena. Di nuovo grazie a voi che sapete essere nonni, che accudite e formate i vostri nipoti, che sapete essere supplenti economici e sociali nella vita quotidiana delle vostre reti famigliari, Grazie. Voi che utilizzate un linguaggio che abbiamo ricevuto in dono nei secoli e al quale dedichiamo molta cura, perché noi siamo le nostre parole, lo stile con il quale parliamo e siamo la capacità di ascoltare le parole degli altri, di apprezzare il loro modo di parlare, di capire ciò che dicono, come lo dicono e ciò che non dicono e perché non lo dicono. Questo siete voi che nonostante lo scorrere del tempo sapete ancora meravigliarvi, voi che siete golosi della vita, voi che abitate la curiosità. Negli ultimi mesi ci siamo dannati sperimentando nuove iniziative, abbiamo parlato con i bambini delle scuole elementari, con gli studenti delle superiori, abbiamo organizzato e donato a quei meravigliosi ragazzi diversamente abili uno spicchio di mondo che non conoscevano, in un processo di inclusione itinerante, abbiamo organizzato pastasciutte antifasciste in molti comuni, abbiamo portato le nostre idee nelle feste della sinistra, siamo andati a Bologna, a Cattolica, a portare le idee dello Spi, le nostre donne e i nostri uomini sempre lì nelle sedi a metterci la faccia, come leggere i 1100 spid fatti ( 500 ore di lavoro ), non male vero, di seguito tanto altro ……

Ho voluto mettere in risalto il lavoro che praticate e allargando l’orizzonte l’impegno che esprime tutto il volontariato con le rispettive associazioni e non solo, perché quando un paese sa asciugare la fronte delle povertà, delle disuguaglianze e delle fragilità, significa togliere linfa all’inflazione e alla recessione, manifesta la volontà di affrontare le intemperie politiche, economiche, finanziarie e financo sociali con gli strumenti adeguati, tra questi la costruzione di una comunità coesa che ha chiaro l’orizzonte sul quale camminare. Certo poi vi è la parte proveniente dai disordini mondiali e quella si cura con lo stare insieme, fare fronte comune, nel nostro caso favorire il consolidamento del vecchio continente, come voluto dai padri fondatori. Ammodernando e valorizzando il Welfare, rendendoci autonomi, pur all’interno delle alleanze, nei confronti dei processi di pace e di distensione, in una contemporaneità che è sconvolta dalle decine di conflitti che scuotono i popoli, le genti e sulla guerra che sta alle nostre porte e che rischia seriamente di deflagrare con l’utilizzo di armi di distruzione di masse. L’Europa deve assumersi l’onere di farsi portavoce della tregua e poi della pace. La più grande economia del mondo deve ascoltare la voce proveniente dalle più grandi democrazie occidentali e deve ridurre le proprie spregiudicatezze e le provocazioni, come leggere altrimenti la questione Taiwan. È moralismo questo? no. Più si ritarda il processo di pace e più si indebolisce l’Europa perché distrae risorse al welfare, alla ricerca, alle novazioni. Sovente le guerre portano con sé e sono causa di processi inflattivi e recessivi. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, le speculazioni che ne derivano, mettono alla frusta le economie e quindi il benessere delle popolazioni, creando un disordine mondiale, questo produce ansia, paura, e derive politiche a destra, ciò non facilita la costruzione di società coese, inclusive, eque. La visione delle destre si alimenta con il populismo, il sovranismo, il nazionalismo estremo, alimentando le ataviche paure relative ai grandi processi migratori. Certo su queste inquietudini cadono o si formano governi, si profilano nuove geometrie politiche da Orban alla Svezia, dall’Italia al nuovo scacchiere del Commonwealth che probabilmente franerà con la morte della Regina Elisabetta II. Il caso della Svezia è emblematico, società moderna, tecnologicamente avanzata, culturalmente invidiabile (biblioteche, teatri, luoghi di aggregazione, centri di lettura), dal welfare incredibilmente attento al generare, dall’attenzione al grido del pianeta sull’ambiente, dove la giustizia fiscale è praticata, bene, nonostante tutto ciò, la destra ha trionfato sul messaggio della paura per i processi migratori. Poi il 25 settembre, le elezioni nel nostro Paese. Credo sia finito un tempo. Se anche in territori dove è nata la cooperazione, dove vi è un’alta intensità di lavoro, dove gli eccidi perpetrati hanno scandito il tempo della memoria, dove la sinistra, quella che sapeva coniugare il vecchio ordine con il nuovo, lo sapeva condurre superando le asperità, la destra ha mietuto consensi incredibili, allora è davvero finito un tempo. La memoria frantumata come uno specchio, la destra ha stravinto, il centro declinato in mille rivoli è ridotto alla residualità, la sinistra buttata via e alla ricerca delle proprie radici smarrite nel tempo, l’ex movimento fattosi partito decapitato dei consensi precedenti, una parte considerevole della popolazione che non ha ritenuto di esprimersi e che ha affidato a qualsivoglia il destino del paese. Immagine troppo infelice, troppo cruda. Ritengo di no, i numeri sanno essere impietosi. Provo a esemplificare con due fotografie: la prima nel milanese, patria dell’antifascismo dove i contendenti rappresentavano l’una la Rauti la destra fascista e l’altro Fiano figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, propositore di tante iniziative sulla convivenza interculturale, tra le quali la creazione del “giardino dei giusti “ lì ha vinto il fascismo, la negazione dei valori, la storia e la memoria fatta a brandelli. La seconda fotografia mette a confronto l’arroganza del potere, il cambio casacca continuo, rappresentata dalla Santanchè, con il merito riconosciuto in ambito nazionale ed internazionale incarnato da Cottarelli. Lì ha vinto il nulla che predica che la povertà è una colpa. La domanda che si pone è: come è potuto succedere? Il sindacato ha qualche responsabilità sullo scivolamento a destra del nostro paese? Credo di sì. Una grande organizzazione come la nostra ha il dovere di interrogarsi, ha il compito di scandagliare del perché il mondo del lavoro e forse dei pensionati si è allontanato ed ha abbandonato il fronte del progresso che ha due caratteristiche ridurre le disuguaglianze e la povertà nella modernità. Succintamente detto ciò, ai detentori della memoria che siamo noi la storia assegna uno sforzo ulteriore, fare in modo che non si percorra la via dell’isolazionismo spinto, della esaltazione delle corporazioni, pena l’accentuazione delle fragilità. Quindi proviamo a costruire, partendo da un dato che si è consolidato e che questa campagna elettorale ha evidenziato, usando l’accetta, smorzando i distinguo, sul campo si affermano e si contrappongono due visioni di società. L’una che parla di bonus e l’altra che parla di una distribuzione equa delle risorse, l’una che parla di favori e l’altra che parla di diritti, l’una che parla di ambiente e l’altra che parla di consumo del territorio come se non vi fosse un domani, l’una che parla di lavoro quale arricchimento materiale e fonte di messa in opera del proprio talento e l’altra che lo tratta semplicemente mercificandola, insomma ci siamo capiti, l’una che parla di potenziamento dell’Europa e l’altra che vuole depotenziarla. Quindi considerando questi spostamenti a destra, nello scacchiere europeo, conseguenziali all’esaltazione del capitalismo più becero, non possiamo attardarci oltre, le organizzazioni sindacali almeno a livello europeo devono essere latori al parlamento di un messaggio, radicale persino rivoluzionario, al cui centro deve trovare risonanza, la pace, il lavoro di qualità e il benessere dei cittadini del continente, questa è la premessa per domare la recessione che si profila e l’inflazione, questo è il presupposto per poter affrontare le difficili sfide che ci attendono nel tardo autunno e nell’austero inverno. Se così non sarà si corre il rischio che l’argine sociale crolli.

Declinando il tutto nel nostro paese, le proposte della Cgil che saranno esaltate nella grande manifestazione dell’8 di ottobre, a Roma, sono lì a sottolineare, al nuovo governo, la nostra visione complessiva che abbiamo dell’Italia, su quella manifestazione si sta muovendo il popolo dei social con giudizi sprezzanti ( cito: lasciateli lavorare, siete prevenuti, ecc. ) quindi dobbiamo costruirla in mezzo alla gente. L’Italia, al di là della composizione del nuovo esecutivo ha un grandissimo problema di conoscenza e quindi di democrazia. Una parte di questo deficit si è manifestato nella campagna elettorale e nei suoi risultati, dobbiamo colmare il gap esistente sull’analfabetismo primario e secondario, su quello dell’utilizzo delle tecnologie, questo lo si ottiene nel dotare i cittadini di strumenti adeguati per decodificare il cambiamento, la ricerca, la cultura diffusa, i saperi, la valorizzazione delle talentuosità, la scuola gratuita fino alla maggior età, un grande investimento in infrastrutture della erudizione, il considerare il mondo degli anziani come esseri speciali che sanno tramandare la memoria e dispensare la professionalità acquisita. Solo così riusciremo a trattenere le nostre intelligenze ed attrarne altre, questo presuppone anche un grande sforzo di inclusività e di prodigalità. La cultura deve saper parlare al mondo delle periferie, le quali devono diventare il nuovo centro delle urbe. Solo in questo modo si riavvia l’ascensore sociale, solo in questo modo si attua appieno il diritto. Conosco le osservazioni che molti ci faranno del tipo ma la visione del nuovo governo sarà altro, siamo consapevoli e allora dovremo essere radicali e rivoluzionari perché se non si parte da qui, come faremo a insediare un nuovo modello di diritti e di democrazia. Ho parlato di giovani e di anziani e il popolo di mezzo che è rappresentato dal lavoro?

Così precarizzato, vilipeso, offeso, schiavizzato, vedere le tribolazioni che vivono i nostri figli e i nostri nipoti è orrendo, costretti a passare sotto le forche caudine, umiliandosi per chiedere la mancia, perché il lavoro è così povero, merita o no una presa di posizione radicale. Credo di sì e anche questo ci dividerà dal nuovo governo. Costruire prodotti novativi rispettosi dell’ambiente, modelli produttivi e organizzazioni che sappiano valorizzare e dispiegare i saperi acquisiti e ciò che ognuno di noi sa dare, in uno sforzo di formazione continua che coniughi ciò che invecchia e che dobbiamo abbandonare con la nascita del nuovo. Dobbiamo far crescere una nuova classe dirigente imprenditoriale, che sappia rischiare, tralasciando quella stucchevole moina del chiedere continuamente al pubblico aiuti, e sovvenzioni e che sia generosa nei confronti del proprio personale e del territorio nel quale produce ricchezza. Mentre mi accingevo a venire in questo luogo così piacevole, consapevole di aver abbandonato per un giorno il profilo geografico noioso della pianura padana, mi ponevo il tema della natura, del suo rispetto e quindi come non porsi il problema della viabilità, della logistica in questo paese. Ringrazio Roberto ed Agostino per aver scelto questa stupenda location. Quindi la cultura e poi il lavoro e poi la salute. Mi soffermo su questo. Se dovessimo prendere l’abbecedario del nostro orizzonte dovremmo partire dalla prevenzione. Prevenire i cambiamenti climatici, prevenire le pandemie, prevenire la mercificazione dei territori, adottare stili di vita consoni propedeutici all’invecchiamento in salute. La prevenzione per il nuovo governo sarà considerata marginale e allora dovremo essere messaggeri di una nuova cultura della salute e dell’ambiente. La sanità pubblica e non privata, diranno che il modello di riferimento sarà quello lombardo, quel modello che evidenzia la fuga dei medici dagli ospedali pubblici verso i privati per molteplici ragioni, dalla non valorizzazione delle professionalità al non rinnovo dei loro contratti di lavoro e gli infermieri e osa e oss che scappano dal privato verso il pubblico perché adeguatamente remunerato e perché le strumentazioni utilizzate rendono quel lavoro più a misura. Siamo quelli che utilizzano i medici a gettone e che importano infermieri dal Sud America. Certo ci dicono e ci diranno che ci sarà la libera scelta, che potremo andare nelle cliniche private, è un imbroglio colossale, perché nel frattempo, attraverso le liste di attesa, ci spingono verso il privato, impoverendoci. I ricchi utilizzeranno strutture all’avanguardia e quelli che stanno sotto saranno trattati con misure chirurgiche invasive. Allora la sanità deve ridiventare pubblica e universale e non legata agli andamenti economici pena il suo declino. A titolo esemplificativo, ad ottobre, a Mantova, molti interventi verranno spostati nel 2023 perché si è già superato il bugget di spesa per il 2022. Siamo alla pazzia. Ma ho la netta sensazione che questo diventerà il modello su scala nazionale.

Poi l’invecchiamento della popolazione che abbisogna di una strumentazione adeguata, la valorizzazione del domicilio utilizzando le nuove tecnologie e la telemedicina, il vivere insieme, il prendersi in carico davvero delle problematicità e un nuovo modello di residenzialità ( Rsa ) del quale oramai ne esiste un’ampia letteratura, compreso il convegno che abbiamo generato qualche mese addietro.

La legge sulla non autosufficienza, adeguatamente finanziata, che sappia coniugare le esigenze di tutte le fasi della vita, dalla culla al termine dell’esistenza.

Poi le tasse e l’adeguamento delle pensioni. Sarà una battaglia campale, vedasi l’atteggiamento che il centro destra ha tenuto in merito all’aggiornamento del catasto e sulla regolazione degli stabilimenti balneari, hanno affossato il lavoro di mesi e mesi. Nessuno ne ha parlato, anche questo atteggiamento è sintomatico di una precisa volontà. Il loro sentire è lontano dal condurre l’evasione all’interno di parametri di decenza fiscale, ma è in quel ricco ginepraio che possono risiedere le risorse, insieme al Pnrr, per la modernizzazione del paese, per rendere più giusta ed equa la convivenza. Vi chiedo di essere indulgenti nei miei confronti se non ho approfondito alcuni temi, ma non voglio ulteriormente abusare della vostra pazienza. Non posso però esimermi dall’esprimere un pensiero sul versante dell’inflazione, altissima, siamo alle soglie della doppia cifra, i prezzi sono schizzati, i risparmi subiscono un’erosione qualitativamente e qualitativamente abnorme, i mutui volano, il così detto carrello della spesa si sta rapidamente svuotando, milioni di famiglie non riescono a far fronte alle bollette e al quotidiano, milioni di persone non si cureranno perché stanno nella forbice della scelta, se curarsi o alimentarsi. È drammatico, allora tutte le risorse devono essere destinate al quietare il mostro. Credo che ne parlerà Alfred che è molto più addentro alle questioni economiche e finanziarie del sottoscritto. Dobbiamo evitare che la possibile recessione si saldi con un tasso di inflazione così alto. Le ricchezze debbono essere particolarmente generose nei confronti delle fragilità. Una raccomandazione e una attenzione. La destra ha nel suo dna politiche misantropiche, caritatevoli e compassionevoli, toccherà a noi per la nostra parte costruire alleanze che sappiano modificare quelle politiche, a partire dalla costruzione di un rapporto solido con le altre organizzazioni sindacali. Il congresso della Cgil può divenire una grande occasione. La politica ci ha testè insegnato che da soli si perde, che per ottenere risultati vale il noi e non l’io. La Cgil deve saper riprendere e rinsaldare il rapporto con il mondo del lavoro e dei pensionati pena il divenire residuali nel cambiamento.

Chiudo l’intervento in questo modo “ noi siamo una generazione che lascia in eredità molte ricchezze ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e la pace.

I giovani sono chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune costruendo una nuova economia amica della terra.

Diamo loro una mano.

Grazie.

Carlo Falavigna

Segretario generale SPI CGIL territoriale di Mantova

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RELAZIONE DIRETTIVO E ASSEMBLEA GENERALE SPI/CGIL MANTOVA MUSEO GALLERIA DEL PREMIO SUZZARA 12 LUGLIO 2022

RELAZIONE DIRETTIVO E ASSEMBLEA GENERALE SPI/CGIL MANTOVA

MUSEO GALLERIA DEL PREMIO

SUZZARA 12 LUGLIO 2022

Buongiorno e ben arrivati in quel di Suzzara.

Grazie a tutte/i voi per la vostra disponibilità ad essere qui e per la vostra abnegazione nell’affrontare giornalmente le fragilità prorompenti.

Grazie al Segretario Generale della Cdlt di Mantova Daniele Soffiati al quale affideremo le conclusioni dei nostri lavori.

Grazie al Segretario Generale Alfred e al Segretario Organizzativo Agostino per la loro presenza, conosciamo Alfred soprattutto per i dotti interventi e siamo sicuri che sarà all’altezza come sempre.

Grazie Sindaco, di questo laborioso territorio, per essere qui a significare con la tua presenza quanto può essere sinergico il rapporto e la valorizzazione della rappresentanza politica e pubblica e la rappresentanza sociale, grazie altresì per la generosità e l’attenzione con le quali ti prendi in carico le persone più bisognose. Infine Grazie perché mantieni questa pazienza popolare anche valorizzando la negoziazione sociale. 

Grazie al Comune di Suzzara per averci concesso la possibilità di poter tenere la nostra assise in questo luogo che profuma di storia, di cultura, di saperi, di arte, di talentuosità.

Lo Spi di Mantova nel tempo si è caratterizzato nel voler donare alla propria gente la conoscenza, la coscienza dei territori dove si vive e le arti laddove si esprimono. Per questa ragione oggi siamo qui.  Abbiamo scelto questo luogo per poter umilmente discutere del presente così intricato, e con altrettanta modestia cercare di mostrare una visione pioneristica sul futuro. Provo una certa emozione e una buona dose di timore nel parlare in questo luogo come se avessi puntati su di me gli occhi di antichi e moderni produttori di arte, mi accorgo di respirare la stessa aria  anche se in tempi diversi. Qua vi è un condensato di esperienze e di futuro incredibile. Potremmo trarre dall’eredità del Premio Suzzara i necessari spunti per determinare un pezzo di processo politico, quanto mai necessario in questi periodi.

Il Premio al Museo


Il Premio Suzzara nacque nel 1948.
Lo inventò Dino Villani, uno dei padri della pubblicità in Italia, con il sostegno appassionato del sindaco d'allora, Tebe Mignoni, e dello scrittore, poeta e cineasta Cesare Zavattini. Si distinse subito come “Premio d’Arte” dalle analoghe iniziative del tempo per due ragioni: la composizione della giuria, che doveva valutare e premiare le opere d'arte presentate, e il carattere dei premi.

La giuria, da regolamento, non doveva essere composta soltanto da esperti come galleristi, storici e critici d'arte, giornalisti , ma anche da un operaio, un impiegato e un contadino. I premi erano “messi a disposizione dai contadini e dagli operai di Suzzara”, e da tutte le forze produttive del territorio: potevano essere una forma di formaggio grana, un vitello, un puledro, una cucina economica, fusti di vino, un maialetto, sacchi di farina, burro, salami, polli, uova “e altri che venissero offerti”. Fu un'idea spettacolare per quei tempi che si calava perfettamente in una realtà agricolo-industriale come quella suzzarese, carica di una forte valenza simbolica in quanto equiparava il valore dei prodotti del lavoro artistico, con quello dei prodotti del lavoro contadino e operaio. Villani condensò tutto questo nello slogan “Un vitello per un quadro, non abbassa il quadro: innalza il vitello”.

Le opere premiate rimanevano di proprietà del Comune, che le conservava nella prospettiva di una
Galleria che doveva essere intitolata al lavoro visto che il tema fin dalla prima esposizione era “Lavoro e lavoratori nell’arte”. 

Il Premio Suzzara rifletteva un'idea per molti aspetti sorprendente e utopica, secondo la quale l'arte non doveva essere elitaria ma rispondere a un bisogno di bellezza, qualità e poesia comune a tutti gli uomini, di qualunque condizione sociale e livello culturale. Dalla collezione di Suzzara si riescono a cogliere i termini della questione realista nell'Italia tra gli anni Quaranta e i Cinquanta: all’idea di “un'arte comprensibile e umana” si collegava il vecchio concetto di realismo come arte democratica, elaborato da Gustave Courbet un secolo prima .Tra gli autori di quegli anni presenti in collezione ricordiamo: Armando Pizzinato, Renato Guttuso, Giuseppe Zigaina, Renato Birolli, Aligi Sassu, Domenico Cantatore ,Giulio Turcato, Franco Francese Bepi Romagnoni, Titina Maselli ecc.

Anche negli anni Sessanta del Novecento, gli anni del boom economico il tema del lavoro e l’interesse per tematiche di impegno civile continuarono a caratterizzare le edizioni del Premio Suzzara, pur secondo moduli espressivi variamente condizionati dalle nuove tendenze dell'arte italiana di tradizione realista. 

Nel 1975 nasce la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea,( dal 1976 si interrompe il Premio giunto alla sua ventottesima edizione). Nel 1989 riparte il Premio Suzzara ed arriva alla sua quarantaseiesima edizione del 2008. Nel frattempo il dibattito vivo intorno al rinnovamento della tradizione in rapporto ai linguaggi della contemporaneità coniuga la formula antica per Suzzara di Arte-Lavoro-Impresa attraverso studi e mostre sulla macchina agricola, sul design ecc. ,e favorisce la nascita, nel 2002, del Museo Galleria del Premio Suzzara che offre al pubblico un patrimonio di oltre ottocento opere acquisite nel corso di una storia iniziata nell’immediato dopoguerra. Dopo pranzo andremo a visitare la galleria.

Il messaggio che ci hanno lasciato è straordinario, unire l’arte nelle sue declinazioni e il lavoro nelle sue articolazioni. L’emancipazione della popolazione transitava nel sudore gratificante del lavoro e nello sviluppo dell’arte.

Oggi ci manca questa connessione; l’arte, la cultura,  sono divenute elitarie, vi ricordate che la volta scorsa abbiamo parlato dell’incapacità di articolare il pensiero complesso, di aver  svilito il lavoro, di averlo denudato della sua ricchezza democratica intrinseca, è il frutto avvelenato  di una classe politica  rozza ( almeno una parte ), che ha come vessillo il detto “ con la cultura non si mangia “ da costoro non possiamo attenderci un’aula magna sociale, ma possiamo lavorare affinchè non vadano al governo del paese. 

Ebbene sì, il tempo non ha lenito le crisi economiche, politiche, finanziarie e financo sociali, la pandemia ne ha fatto esplodere le sue contraddizioni, la guerra ci ha fatto atterrare senza paracadute, rammentandoci che nulla è per sempre, nemmeno la pace. La questione ambientale ci terrorizza ma non a sufficienza, perché la probità dei comportamenti non è ancora divenuta una priorità, non è entrata nel tessuto venoso del nostro Paese.

Il congresso può divenire una occasione di coinvolgimento, di discussione, di proposte del come affrontare l’inedito? La risposta non può essere che affermativa. Chi se non la più grande organizzazione sociale del nostro paese può attivare la ricerca di una democrazia ammodernata dove il lavoro e la solidarietà siano il centro di tutte le attività materiali ed immateriali?

Sì, il Congresso della Cgil è lo strumento principe dove viene elaborato il cambiamento.

Per dare un senso a ciò, provo a leggere i documenti congressuali con una lente che coniughi la storia con la modernità, da una angolatura prospettica, utilizzando il dove siamo.

Perché abbiamo scelto Suzzara, questo territorio, per lanciare il nostro congresso? È stato il volere del fato? No, è voluto. Una parte della ragione della scelta è emersa dalla evoluzione di questo luogo.

Provo a tenere insieme il quanto è il contenuto dell’assise congressuale, cioè la modernità, con la storia di questo territorio, utilizzando un frammento di memoria.

“ Il tavolo è uno di quelli che incutono timore al solo vederlo, le delegazioni prendono posto e inizia l’incontro. Niente preamboli, non è per gente che ha tempo da perdere. Il consiglio di fabbrica ( non eravamo ancora giunti alle Rsu ) dell’Iveco e la Direzione Aziendale si trovano di fronte. La discussione si presenta impegnativa, l’obiettivo: comprendere il futuro dello stabilimento e conseguentemente la sorte di oltre mille famiglie e la fortuna o la caduta di questo territorio.

La produzione, il modello produttivo, l’organizzazione del lavoro, il prodotto erano divenuti maturi ( così era definito il termine di un prodotto divenuto obsoleto non più corrispondente al mercato ).

Erano cambiati i gusti della popolazione, la viabilità, la distribuzione commerciale, i consumi, proviamo ad immaginare il sistema dei trasporti come un corpo umano, le grandi arterie e poi il nulla, le novità portavano  le grandi arterie ma anche un sistema venoso diffuso, per soddisfare  ciò era necessario ripensare il veicolo, da qui la nascita di un prodotto che colmasse il divario fra la grande arteria e il sistema venoso diffuso. Quindi la preoccupazione per il futuro della delegazione era evidente. Ok il mondo cambia ma noi che fine faremo? cosa produrremo qui in questo sito produttivo divenuto improvvisamente vecchio? Il nuovo veicolo dove sarà prodotto? Al termine di questo incontro come faremo a fugare le apprensioni e le ansie non solo delle lavoratrici e dei lavoratori con le rispettive famiglie ma anche quelle della popolazione esterna, dai commercianti alla chiesa. Questo era ciò che frullava nei pensieri della delegazione sindacale. La risposta della direzione aziendale è articolata ma la possiamo riassumere in questo modo: costruiremo un nuovo stabilimento, lo doteremo di tecnologia moderna e attiveremo un percorso di formazione spinto sulle novazioni, il nuovo prodotto lo realizzeremo qui a Suzzara. ( in questa affermazione c’è il tutto ).La ragione della scelta è semplice persino disarmante e sta nella storia di questo lembo di terra. Qui dove ci  troviamo nasce la boje, la famosa rivolta contadina; la difesa strenua contro il fascismo, dove gli operai comunisti e cattolici hanno difeso le macchine della produzione; dove vi sono stati licenziamenti di massa perchè uomini e donne della sinistra osavano contrastare il diritto alla libertà e all’espressione sui posti di lavoro, dove vi è stato il possente incrocio fra la civiltà contadina e quella industriale, ( niente fusione a freddo ma un lungo cammino stemperante )  dove le genti erano terrorizzate dalla meccanizzazione delle campagne ma che poi l’hanno guidata e promossa, dove il lavoro, la professionalità, il merito, avevano una sana sacralità quella della autodeterminazione, dove la politica era guida sui grandi valori dell’inizio del 900 di volta in volta trasformati in diritti. Insomma tanta roba. Queste sono state le vittorie di una intera popolazione che hanno fatto si che, l’impresa ( divenuta multinazionale ) quindi non più legata al territorio ma riconoscente dei sani principi e valori di questa gente, reisendiasse il nuovo.  Questo territorio è l’insieme della storia e della modernità, sono presenti aziende di livello internazionale  che operano nell’industria della meccanica agricola, quindi con un occhio rivolto alla questione ambientale, aziende che operano nella viabilità e quindi nei consumi energetici, aziende che esercitano nel settore del freddo, quindi come si conservano i prodotti alimentari e non solo, proviamo a pensare se non ci fosse questo tipo di produzione come avremmo potuto conservare i vaccini anti-covid. Poi in sintonia con il sapere diffuso vi è un istituto professionale che tende a rispondere alle sollecitazioni della produzione. Poi una Consulta d’Area che mette insieme le istituzioni, le forze produttive, le forze sindacali, in uno sforzo continuo di rigenerazione territoriale. Per ultimo una Camera del Lavoro che è stata luogo e fonte di innovazione di elaborazione politica e del lavoro. Tutto questo ha permesso a questo territorio e alla sua gente di affrontare e di attraversare le crisi senza sobbalzi rilevanti. Ecco tutto questo sta all’interno dei documenti congressuali, le politiche industriali, la dignità del lavoro, la qualità e la quantità del valore del lavoro, le movenze di un territorio, la solidarietà, la povertà le disuguaglianze ecc.  Se riusciamo a collegare la storia con la modernità e l’inedito  troveremo una parte delle soluzioni.

La Cgil con il Congresso, con le iniziative, basta citare le 200 assemblee e le due ultime manifestazioni il 17 e 18 giugno a Bologna e a Roma è al centro del cambiamento. Lo sforzo e la passione  ( termine desueto ) con la quale il Segretario Generale della Cgil ha voluto mettere insieme gli esponenti politici del centro sinistra allargato affinchè si possa determinare un alleanza che veda una visione del futuro condivisa, sia essa propedeutica alle prossime elezioni politiche, sia alla costruzione del futuro. L’incontro avvenuto mi è parso un ottimo viatico almeno per la condivisione dei giganteschi problemi che affliggono il nostro paese e il vecchio continente. Certo poi le ricette divergono ed è nello spazio che intercorre tra l’individuazione dei problemi e le loro soluzioni che noi abbiamo il compito di premere e di spostare le assi , per fare ciò è necessario e urgente costruire un caldo rapporto con le lavoratrici, i lavoratori e il mondo delle pensionate e dei pensionati e la fase congressuale ne rappresenta una grande opportunità. Quale è il contributo che lo Spi di Mantova può dare? Abbiamo convenuto con i Segretari di Lega di realizzare non solo i Congressi nelle 12 leghe, ma di allargare la discussione anche in molti Comuni della provincia, e di costruire degli eventi collaterali che possano fungere da arricchimento alla discussione. Chiederemo il contributo di saperi e di conoscenze anche alle altre categorie. Provo ad esemplificare : se in un territorio vi è un problema sanitario acuto, dovremo aprire il congresso di quel territorio con un momento che allarghi la platea e la discussione coinvolgendo non solo gli iscritti ma anche il tessuto sociale di quel lembo di terra. I temi che vorremmo approfondire sono tutti all’interno dei documenti congressuali e noi dovremmo parlare non solo di non autosufficienza, di invecchiamento della popolazione, di previdenza, di sanità, ma anche di lavoro, di precariato, di infortuni sul lavoro, di cultura, di politiche industriali, per questa ragione chiederemo alle categorie di aiutarci per costruire questi eventi collaterali.

Se dovessi rappresentare la stagione congressuale con una immagine la costruirei in siffatto modo : un grande vento che scompiglia le menti, come quei bambini che abbiamo coinvolto, attraverso i burattini, per conoscere la resistenza, vederli così attenti e coinvolti è stata una folata di futuro.

Certo notiamo un senso di scoramento nelle persone più esposte e che vedono aumentare le loro fragilità nel cambiamento, che leggono con i pochi strumenti che hanno a disposizione le diseguaglianze, che sono attratte dalla semplicità delle risposte a problemi complessi  che fornisce la destra, orbene riusciamo a fornire a queste vulnerabilità gli strumenti per poter leggere il presente e decodificare il futuro? Sì, ma per fare ciò necessita inoltrarci in quel mondo così disordinato e indifeso. Allora il territorio diviene centrale, lì sta la comprensione del bisogno e il suo risolvimento.

Provo a declinare un esempio : sulla sanità tutti sostengono che deve essere per tutti e pubblica, chi mai potrebbe essere in disaccordo su una tale affermazione, poi accade che nella nostra Regione, governata dal c.dx la sanità è diventata privata, non libera, favorente ai ricchi, che impoverisce ampie fasce di popolazione e financo con differenze geograficamente importanti. Ma davvero possiamo pensare che gli ospedali di Mantova possano fare interventi sulle acuzie con le stesse professionalità, le stesse tecnologie, le stesse organizzazioni, del San Raffaele di Milano, ma anche no. No, la destra ha in mente un modello che premia i ricchi e che eroga un po’ di compassione agli altri. Prima questa ignominia la facciamo nostra e prima riusciamo a coinvolgere i cittadini. Sul lavoro la dx propone gli stages, la precarizzazione, la deregolamentazione salariale e contributi a pioggia all’imprenditoria. Sul reddito di cittadinanza ha convinto larghe fasce di popolazione che è un dono ai nullafacenti. Sul fisco favorisce l’evasione attraverso la pace fiscale, ai condoni, attraverso la flat tax è così difficile da capire che la dx è veleno nei confronti di una società fondata sui diritti, sulla democrazia, sulla partecipazione. Vedete quante motivazioni abbiamo per attivare un confronto che veda i pensionati e i lavoratori sul fronte del progressismo. Troppo impervia la strada, troppo grandi i problemi per poterli risolvere?

Pur grande che sia la sfida la storia ci chiede di studiare in uno sforzo supplementare di approfondimento. Abbiamo un compito straordinario da compiere cioè abitare vicino alle persone vulnerabili e che saranno i più esposti e in balia dei pifferai che di volta in volta calcheranno la scena. Si insinueranno nella molteplicità di guai non risolti perchè la prossima stagione si presenterà con un alto tasso di originalità.

Quanti piccoli gesti possiamo compiere per rendere questo paese migliore. Possiamo fare un esempio sulla trasmissione della memoria alle giovani generazioni. Gli anziani che hanno vissuto il 2° conflitto mondiale se ne stanno andando, cosa fare? Leggiamo con grande attenzione l’accordo fatto da Liliana Segre con Chiara Ferragni influencer che ha milioni di contatti con i giovani. Si è impegnata a promuovere la memoria tra le giovani generazioni. Nel nostro piccolo quali gesti possiamo compiere? Promuovere e facilitare gli incontri pubblici con l’Anpi, coinvolgere i bambini e i ragazzi con gli strumenti più consoni a catturare la loro attenzione, mai come in questi periodi è tutto un fiorire di iniziative con l’associazione dei partigiani, la stessa pastasciutta del 25 luglio che si terrà all’Arci Te avrà come leif motiv il tema giovanile. Quei giovani che sono stati oggetto di una ricerca dello Spi nazionale intitolata “ chiedimi come sto “ che manifestano una sofferenza e una inquietudine esplodente. Questa ricerca è oggetto, in contemporanea con questo nostro direttivo, di un approfondimento a livello regionale con la presenza di Zanolla ( ecco motivata la sua assenza ai nostri lavori ) con Pagano che voi conoscete tutti, con Pedretti e con esperti. Qualora qualcuno di voi fosse interessato all’approfondimento della  ricerca lo chieda e gli sarà inviata.  

Il percorso congressuale si avvia oggi con la votazione sul dispositivo e si concluderà a Rimini dal 12 al 16 dicembre con il congresso della Cgil Nazionale. Lo Spi di Mantova organizzerà assemblee congressuali in tanti Comuni della provincia, il passo successivo saranno i congressi di lega, a seguire il Congresso Territoriale, infine confluiremo nel congresso della Cdlt di Mantova. Poi i livelli regionali e nazionali. La discussione sarà ampia, diffusa, coinvolgeremo gli iscritti con l’ambizione di contaminare anche coloro che sono lontani dal nostro mondo. Dovrà essere un congresso dove discuteremo di cosa facciamo e cosa vogliamo fare per migliorare le condizioni di chi lavora e dei pensionati, del popolo che rappresentiamo e di coloro che ambiamo rappresentare. Sono in gioco importanti cambiamenti nel nostro paese e nel mondo, non è neppure certo che i temi che, oggi, ci sembrano essenziali possano essere gli stessi, in autunno, quando celebreremo i congressi.

Lo stesso conflitto dagli sbocchi e dalla durata imprevedibile determinerà il nostro futuro ed è la ragione per la quale l’Europa e l’Italia possono e devono svolgere un azione diplomatica attiva per una pace duratura e proporsi come fondamentale elemento di garanzia contro la crescita di logiche nazionalistiche, xenofobe, e discriminatorie. Questa azione diplomatica va facilitata dalla scesa in campo delle forze sane del Paese e in tutti i paesi, questo deve essere una priorità della Ces, la confederazione dei sindacati europei. Dobbiamo essere molto meno timorosi, come lo dobbiamo essere nei confronti dei cambiamenti climatici, oppure nei confronti di coloro che stanno operando affinché vi sia lo svuotamento del sistema previdenziale pubblico ( come non leggere l’operazione sul cuneo, oppure sul welfare aziendale in uno scambio perverso + welfare e meno salario ) meno contribuzione   uguale a meno servizi , meno sanità, meno sociale.

Come vedete ci attendono periodi turbolenti di grande cambiamento ed essendo il cambiamento non neutro si tratta di capire se riusciamo a costruire un paese e una Europa più giusta, più equa, più solidale come sono riusciti a fare i costruttori di questo luogo. La terra ci invia messaggio terribili, i cambiamenti climatici sono li a testimoniarlo, la Marmolada, la salinizzazione del delta del Po, la desertificazione in aumento. Il ventre del paese ci dice che dobbiamo dare risposte alle profonde ferite causate dalle disuguaglianze, cito come esempio: la povertà economica e culturale, la redistribuzione delle risorse prodotte anche con l’innovazione, tutta la questione fiscale, la questione sanitaria, l’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione, il lavoro e il suo valore, l’inclusione di cui non si parla mai e tanto altro ancora. Come dice Daniele quando chiude i sui interventi i temi sono tanti e complessi e quindi al lavoro e alla lotta.

Grazie 

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RELAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DELLO SPI/CGIL DI MANTOVA LAGHETTI MARGONARA 22 GIUGNO 2022

RELAZIONE DEL SEGRETARIO

ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLO SPI/CGIL DI MANTOVA

LAGHETTI MARGONARA 22 GIUGNO 2022

Buongiorno alle Compagne e ai Compagni.

Grazie di essere qui, nonostante il caldo, nonostante gli impegni, nonostante la distanza. Avete scelto la discussione politica agli obblighi famigliari ( marito/moglie – madri/padri – nonne/nonni ) questo è un indicatore di quanto la Cgil vi appartenga, di quanto i valori e gli ideali della Confederazione vi siano cari, di quanto è la vostra propensione all’ascolto, all’approfondimento, alla curiosità. E poi perché no, noi che siamo i nipoti di Virgilio abbiamo scelto questo affascinante luogo bucolico che si presta a momenti di tranquillità, di pace, di serenità, lontani dai rumori, dal fastidioso caos nel quale siamo sommersi quotidianamente (i francescani direbbero che per ascoltare ed imparare devi essere collocato in una posizione ottimale ). Aggiungiamo anche che ogni angolo di questo luogo profuma di solidarietà, infatti, le donne e gli uomini che governano questo luogo lo esercitano gratuitamente. Quelle donne e quegli uomini che con grande generosità ci cucineranno alcune delle leccornie dei nostri territori. Quelle donne e quegli uomini che portano con sé la tessera dello Spi/Cgil. Pertanto Grazie. Un caloroso ringraziamento lo rivolgo a Gastone, a Walter e a Mirco che tutti voi conoscete e che sono in rappresentanza dello Spi/Lgr di Bolzano, i nostri straordinari Compagni Gemelli e che per essere qui con noi hanno fatto una bella sfacchinata. Grazie di cuore anche a Federica Segretaria dello Spi Lombardia. Dai siamo una bella squadra. Siamo reduci da innumerevoli appuntamenti, Risorse Anziani a Sondrio dove una nutrita squadra mantovana è stata protagonista e dove si sono intersecate l’orografia stupenda, la cultura, il diletto, la socializzazione e una esplorazione sulle alterazioni climatiche con evidenti modificazioni ambientali con la presenza di Luca Mercalli. Il clima, l’acqua, i processi migratori determineranno la qualità del vivere su questo pianeta. Chiusa l’esperienza di Sondrio ci siamo immersi nell’Attivo dei delegati Cgil di Mantova. Osservare e partecipare ad una platea di oltre 300 Delegate e delegati, donne e uomini, giovani e non che si trovano in un luogo definito per discutere dello scibile sindacale, è una cosa che fa bene al cuore e all’anima.

La partecipazione del giovane rappresentante degli studenti ha fornito ed arricchito la platea con riflessioni da approfondire, da scavare in un rapporto intergenerazionale tutto da sviluppare.

Quindi riprendiamo periodicamente il gusto di riunire insieme i nostri delegati e i nostri pensionati e concediamoci il lusso di iniziare a ridisegnare e tracciare una via che vada oltre il presente, così asfittico, ma sul quale le forze politiche depongono le loro fortune. Fuori da questo contesto esiste la desertificazione dei pensieri lunghi, si consolida l’imbarbarimento oggi così presente, abbiamo l’obbligo di donare ai nostri gruppi dirigenti a qualsivoglia livello la strumentazione per poter formulare pensieri complessi a problemi compositi, pena il consegnarci alle teorie dell’imprenditoria quanto mai mediocre e a politici assai poco lungimiranti. Quindi Sondrio e poi l’attivo dei delegati e a seguire la Festa nazionale di Liberetà a Bologna che ha visto una notevole presenza della delegazione mantovana. Pedretti e poi le conclusioni di Maurizio Landini hanno coinvolto in pieno le migliaia di pensionate e pensionati che sotto un sole cocente hanno seguito i due segretari generali. Quelle pensionate e quei pensionati con le loro magliette rosse con impresso il nome Perennials, un tempo le pantere grigie, oggi perennials ( quindi scansatevi millenials ) arriviamo noi, persone sempre in fiore, di tutte le età e che sono consapevoli di cosa sta accadendo nel mondo. Sono al passo con la tecnologia ed hanno amici di ogni età, ancora, possiamo definirci così: ci lasciamo coinvolgere, siamo curiosi, facciamo da mentori, siamo appassionati, creativi, sicuri di noi, collaborativi, abbiamo un modo di pensare globale, ci assumiamo i rischi continuiamo a spingere oltre i limiti e sappiamo azzardare perché giochiamo a poker con la vita. Infine sabato la manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil, con l’appassionata arringa di Landini, che ha sottolineato la posizione della Cgil sui temi di attualità. Nell’intermezzo di queste iniziative abbiamo inteso riunire i gruppi dirigenti di lega, quelle donne e quegli uomini con i loro bellissimi volti segnati dall’intercorrere del tempo, che mostrano il meglio di sé nel raccogliere, quotidianamente, le innumerevoli difficoltà del presente. Gli Spi/Inca/Caaf, gli sportellisti sociali, i semplici volontari si ascoltano, si scambiano i pensieri anche quelli più ostici, anche quelli che apparentemente non danno luce prospettica, perché soppesano quella vita vissuta intrisa di storie di difficoltà ma piena di conquiste, di diritti, di passione, di moralità, quei valori che hanno attraversato l’attivo dei delegati che citavo prima, quei valori così cari ad Enrico Berlinguer, citato più volte in quell’assise e che ci fa immaginare e quindi costruire un paese migliore. Siamo consapevoli e i nostri anziani ce lo confidano ad ogni piè sospinto che siamo in un mare di guai, ne sono consci anche i nostri figli e nipoti ( apparentemente così distanti ) che la situazione è terribile, ma appunto perché esiste questa consapevolezza ci sono tutte le condizioni per ridisegnare il profilo politico del nostro paese. Ovviamente dovremo porci con grande umiltà evitando nel confronto intergenerazionale inutili forzature, per dirla in altri termini, evitando di fingere l’ascolto, perché di fronte alle crisi, alla pandemia, alla guerra, la nostra famosa cassetta degli attrezzi non contiene gli strumenti necessari per affrontare l’inedito. Quindi dovremo essere delicati e pazienti ma nel contempo forti. Uniamo i nostri talenti a volte inespressi con quelli delle nuove generazioni e rimettiamoci in cammino. Questo è il tempo, appunto perché così maledettamente complicato, nel quale costruire il nostro futuro. Questo è il messaggio che i direttivi di lega ci hanno trasmesso.

Certo poi vi è il presente, questa maledetta quotidianità, che impoverisce i poveri ed arricchisce i più ricchi, quei ricchi che riescono ad accedere a tutti bonus che il governo dispensa, spesso senza una barriera di equità, fra le fila di quei ricchi si annida una pletora di infedeli fiscali. Considerato che ci attendono mesi ed anni complicatissimi, che molti di noi erano convinti che con le risorse del Pnrr e l’uscita dalla pandemia le sorti del nostro paese si sarebbero volte al bello, ma la guerra ci consegna una prospettiva diversa. Proviamo allora nel nostro piccolo ad inoltrarci nella costruzione del futuro, consci che la profondità dei pensieri la svilupperemo compiutamente durante la fase congressuale che come Spi di Mantova apriremo il 12 luglio e che ci porterà ai congressi di Lega dopo il periodo feriale e che concluderemo il 12 e 13 ottobre con il Congresso Territoriale.

Sul conflitto in atto derivante dall’invasione della Ucraina da parte della Russia e che ha messo a nudo la fragilità e l’insipienza dei gruppi dirigenti che governano il mondo, che massacra donne, uomini e bambini, che distrugge le bellezze costruite con il lavoro degli esseri umani, ancora una volta la Cgil, lo Spi, ribadiscono il proprio messaggio che non può che essere di pace, i poteri forti sono gli unici che possono essere i promotori del negoziato e quando chi è a capo della più grande economia del mondo manda segnali quali “ la guerra durerà anni “ allora qualcun altro deve fare passi giganteschi in avanti, utilizzando tutti gli strumenti possibili affinchè si riprenda laddove si è interrotto il filo del negoziato. Non siamo a conoscenza del quanto detto ma non reso noto dell’incontro tra Zelenski, Draghi, Macron e Scholz, ma auspichiamo che sia foriero di risultati positivi. Cioè che nel frattempo che divampa la guerra ( come la storia insegna ) vi siano donne e uomini che lavorano per la pace. Quindi assumiamo come centrale il ruolo dell’Europa, una comunità forte in un neo atlantismo che si intesti una iniziativa atta a scardinare il muro contro muro della crisi ucraina. Un’Europa che nonostante le enormi difficoltà, mostra il volto che le assegniamo, un insieme di popoli che siano solidali con i più fragili ( vedi next generation eu ), che resti la culla dei diritti sociali, che operi per la fine della guerra e delle guerre, che tratti la questione dell’immigrazione come una mera questione di movimento e il movimento è la storia del nostro pianeta e che, forse un giorno, cominceremo a vederlo come un istinto naturale che muove l’animale uomo, così come muove ogni altro animale, verso la sopravvivenza. Non solo di sopravvivenza ma anche come desiderio di mettere in moto le nuove generazioni, certo verso la ricerca di nuovi lavori ben remunerati e che abbiano attinenza al merito, ma anche per coloro che considerano l’Europa il loro giardino, mossi dalla semplice curiosità di incontrare e di contaminarsi. Insomma l’Europa dei Padri Fondatori. Possiamo affermare senza essere tacciati di blasfemia che il progetto dell’Europa unita metterà in discussione non tanto la percezione sulla quale si è costruita la Nato ma la vetustità del processo decisionale. Infine concludendo il pensiero su questo delicatissimo tema rendiamo pubblico il quanto è stato raccolto, dallo Spi di Mantova, in solidarietà nei confronti della popolazione Ucraina, sono stati bonificati 1.890,00 € alla Cgil Nazionale. Ringrazio tutte e tutti coloro che hanno dato il loro contributo.

    

Sul tema del Lavoro, lasciatemi esprimere un pensiero: il lavoro nel nostro Paese è sconsiderato, vilipeso, tradito nel suo diritto costituzionale, mal valorizzato nel suo tratto economico, le ragazze e i ragazzi, a ragione, rifuggono questo impegno mortificante, non centra nulla il reddito di cittadinanza sbandierato guarda caso dall’imprenditoria meno illuminata e dalle forze politiche di destra; queste ultime sono quelle che cercano di convincere la popolazione che i giovani sono sfaticati e che trattano i nostri ragazzi come i nuovi servi della gleba e gli stessi politici sono divenuti vassalli di questa miserevole classe imprenditoriale. Noto con grande preoccupazione che, a fronte della necessità di un neo umanesimo, che affondi le proprie radici sulla ecologia in senso largo, sulla tutela dei servizi pubblici che sono il patrimonio di chi non ne ha e che sia pensato per le generazioni future, si sta tracciando un nuovo feudalesimo. Imprenditori che hanno smarrito il rischio di impresa, che a fronte di difficoltà si rivolgono allo Stato per avere contributi, sovvenzioni, che pagano malissimo le proprie maestranze e che previlegiano il servilismo, i comportamenti ancellari (buttiamo un occhio anche nelle nostre fila) che non si identificano nei territori laddove hanno gli insediamenti produttivi ( certo poi vi sono le multinazionali ), che non hanno occhi ed orecchie per lenire le difficoltà che quei territori manifestano. I prodotti, le organizzazioni del lavoro nei loro processi sono superati, dobbiamo porre grande attenzione a questi fenomeni perché se duraturi sviluppano prodromi antidemocratici. Quindi il Paese, le forze sane che lo compongono sono chiamate ad una santa alleanza affinchè si costruisca una nuova classe imprenditoriale. Il Sindacato è chiamato ad uno sforzo unitario supplementare, deve inoltrarsi nel rivoluzionario, è un termine eccessivo, allora utilizziamo il termine radicalismo. L’abituale non è più sufficiente.

Landini continua a ripeterlo, per fare ciò esiste una precondizione che è quella di parlare indefessamente con il mondo del lavoro e dei pensionati, per citare anche Pedretti dobbiamo divenire agitatori. Quindi il territorio diventa la scuola alla quale far partecipare la nostra gente. Fuori da questo perimetro esiste lo stancante metodo routinario.

Poi si presentano incessantemente una molteplicità di temi non risolti che la crisi, la pandemia e la guerra esaltano e fanno esplodere, l’invecchiamento della popolazione non è entrato nelle vene della discussione, la denatalità emerge in modo carsico, non hanno la giusta attenzione, forse perché non la meritano? Forse perché non fa audience? O forse perché la politica è divenuta sorda, miope, non attenta alle conseguenze che producono queste due grandi questioni? Se usciamo dall’asfittico presente e guardiamo un po' più in là vedremmo che le nascite sono in costante calo e che gli anziani per fortuna campano di più. Quindi voi scorgete politiche che affrontano questi temi demograficamente decisivi? A me pare di no. Come il tema della non autosufficienza, affrontato marginalmente. Vorrei esprimere un pensiero sulla centralità di questo tema e parto da un assunto che era contenuto nella relazione che ha accompagnato il convegno sulle Rsa che abbiamo tenuto a Mantova e a Bolzano con i Compagni Gemelli, qualsivoglia età è formata da tutti esseri speciali, quindi il bambino è un essere speciale, l’anziano è un essere speciale, siamo parimenti, quindi ogni età presenta la propria complessità ( gioie e dolori ), a titolo esemplificativo, sui 10 milioni di abitanti della Lombardia, il 30% è portatore almeno di una patologia cronica, questo ci dice che la non autosufficienza non può essere ascrivibile solo alle persone anziane ma coinvolge anche i giovani e i bambini, per questa ragione gli strumenti che debbono essere contenuti nella legge sulla non autosufficienza devono contenere l’intergenerazionalità. Questa legge deve essere fatta propria anche dal mondo del lavoro. Questo assunto capovolge l’approccio culturale al tema, cioè quello che sostiene che la legge sulla non autosufficienza riguarda solo le persone anziane.

Sulla sanità, mi facilita la presenza di Federica che segue direttamente la materia a livello regionale alla quale daremo poi l’impegno delle conclusioni. Anche su questo tema, però, dovremmo fare un punto e a capo. Basta privatizzazioni, basta regalare ingenti risorse agli industriali del dolore, Zanolla ci ricorda che la Confindustria Lombarda qualche anno fa era un concentrato di aziende manifatturiere, ( metalmeccanici, chimici, edili, ecc ) oggi è un concentrato di aziende che operano nella sanità e nel sociale, quindi lavorano esclusivamente con i soldi pubblici, sempre per ricordare il rischio d’impresa. Basta avere come orizzonte l’oggi, perché questo orizzonte non prevede investimenti pubblici in prevenzione ( basterebbe osservare il disboscamento dei controlli sugli appalti e quindi sugli infortuni sul lavoro ), non ha previsto investimenti sui mmg ( e il risultato è che siamo in grande carenza di medici e quindi grande sofferenza della popolazione in particolare di quella anziana ) e la risposta è sconcertante e avvilente: “ al posto dei medici ci mettiamo la popolazione infermieristica”. Ancora sulla prevenzione, dove sono gli invasi che raccolgono l’acqua piovana, dove è l’intervento che recupera le tubazioni colabrodo degli acquedotti. Dove sono gli interventi su di un modello scolastico aperto, moderno che sappia coinvolgere tutte le età? Sulle liste di attesa lunghissime e che impoveriscono i più deboli e i più fragili la risposta data è quella di decentrare ai privati ( quindi denaro pubblico ai privati ) le visite specialistiche e quant’altro. Facciamo sommessamente la proposta di accelerare, affinchè si azzerino le liste di attesa, nel contempo si costruisca una organizzazione che neghi la presenza di tali liste o che le porti ad una attesa che non vada oltre la settimana. Questo significherebbe utilizzare le risorse dei cittadini lombardi in modo probo e non consegnare i più fragili nelle mani esose dei privati. Ancora sulla sanità necessita interrompere l’assioma per il quale la sanità deve essere legata agli andamenti economici del Paese, questo stabilisce che se l’economia va bene forse investiamo e se va male disinvestiamo, come se la popolazione non si ammalasse. Come vedete anche su questo filone c’è tanto da fare.

Altro tema che nel tempo si è surriscaldato e diventerà lavico è quello del come difendere il potere di acquisto delle pensioni nell’attuale fase inflattiva, consci che nel tempo la capacità dei trattamenti previdenziali si è ridotta del 30%. Bene la quattordicesima rafforzata, ma resta un problema enorme sul paniere e sulla tassazione. Da questa considerazione deve partire una battaglia campale affinché le tasse sulle pensioni siano in linea con la media europea. Siamo in emergenza, tutte le spie si sono accese da tempo, i trattamenti previdenziali che sono sotto la soglia di povertà e che non sono soggette a tassazione devono essere scandagliate, osservate con grande attenzione e con la lente dell’equità, perché non bisogna generalizzare i percorsi di lavoro che hanno portato alla pensione, compiuto questo esame si deve intervenire anche con strumenti straordinari. Poi ci sono le pensioni basse e medie che sono in tensione da anni, che perdono progressivamente valore, cioè il frutto di anni di lavoro e di tribolazioni viene eroso come una qualsiasi spiaggia dopo una mareggiata. Possiamo sintetizzarla in siffatto modo, le pensionate e i pensionati vengono maramaldeggiati da una classe politica insipiente, la stessa classe politica e qui aggiungo anche l’imprenditoria che stanno affamando il mondo del lavoro. Sul salario minimo credo ne parlerà Daniele. Una raccomandazione a tutti noi, a fine estate o all’inizio dell’autunno qualcuno ci chiederà di fare un patto per poter uscire da una situazione in via di deterioramento, ecco possiamo fin da ora sostenere che noi non abbiamo più nulla da scambiare, abbiamo già ampiamente dato.

Quindi siamo propositivi nell’indicare le fonti di finanziamento per la modernizzazione del Paese : ovviamente continuare nella predisposizione e nella realizzazione dei progetti che ci fanno accedere ai finanziamenti della Next Generation Eu; la tassazione degli extra profitti, messa a disposizione della comunità una parte degli utili record delle grandi aziende quotate in borsa, una grande operazione di solidarietà tra i detentori delle ricchezze finalizzata a progetti condivisi e verificabili; interruzione del flusso economico che finanzia la corruzione ovunque si annidi; recuperare quella montagna di risorse che oggi sfuggono al fisco colpendo gli infedeli fiscali; mettere in circolo una parte dei risparmi degli italiani che hanno oramai raggiunto la soglia dei 10 mila miliardi ( possiamo pensare di fare un grande investimento sul lavoro, sulle produzioni novative e sulle energie rinnovabili ) anche qui proviamo ad uscire dal generico ( il pannelli che accumulano l’energia solare, li montiamo noi ma li produce qualcun altro, finanziamo questo tipo di produzione e di attività ); rimettere ordine al catasto; infine spendere a livello europeo una certa autorevolezza conquistata con la presenza di Draghi, oggi a maggior ragione per le difficoltà di Macron nelle ultime elezioni francesi, che però trascinano con sé un avanzamento della destra lepeniana, chiedendo all’Europa un intervento straordinario di finanziamento solidale che mitighi le ricadute negative che la guerra produce in particolare sulla popolazione più esposta. Le crisi, le guerre colpiscono in modo durissimo le fragilità, siano esse di natura economica siano esse di natura culturale, le stesse simpatizzano con la destra e quindi? Rendiamo visibile la genesi delle destre, si collocano con i più forti e mietono consensi tra i più deboli. Lo ripetiamo sposano la carità e la compassione, la mantengono e nel contempo operano per il potere. Quindi ci attende una bella sfida in attesa delle elezioni del 2023. Nella grande confusione politica dove sono saltati i valori, gli ideali possiamo sommessamente affermare che la Cgil è di sinistra? Che i nostri valori sono quelli li? Che in parlamento faremo eleggere tante Rachel, la donna delle pulizie eletta nel neo parlamento francese?  

Ovviamente questo è un auspicio per dire che dobbiamo riandare tra la gente.

CARLO FALAVIGNA

 

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ATTIVO DEI DELEGATI CGIL - GIUGNO 2022

INTERVENTO DEL SEGRETARIO SPI MANTOVA

ATTIVO DEI DELEGATI CGIL

MANTOVA ( MAMU ) 01 GIUGNO 2022

Dopo aver ascoltato molti interventi e se dovessi scrivere una lettera inizierei così :

caro Alessandro (Segretario Generale della Cgil Lombardia) e caro Alberto (rappresentante degli Studenti), molti degli interventi delle Delegate e dei Delegati hanno iniziato il loro dire con Care Compagne e Cari Compagni; vedo in sala molti giovani che indossano le magliette rosse; ho sentito molti citare Enrico Berlinguer; tutto questo mi conforta e nonostante le incredibili complessità, penso che ce la possiamo fare.

Cito un passaggio del giovane studente quando socializza un loro sentimento “ siamo stanchi ed arrabbiati “, rispondo che anche noi adulti siamo stanchi ed arrabbiati ed è una delle ragioni della manifestazione nazionale del 17 giugno a Bologna organizzata dal Sindacato delle Pensionate e dei Pensionati della Cgil ed è una delle ragioni per la manifestazione delle delegate e dei delegati del 18 giugno a Roma organizzata dalla Cgil.

Ora chiedo a tutti voi un briciolo di indulgenza perché, in 8 minuti di intervento, le sintesi prodotte sono brutali.

Grazie alla Segreteria per averci riservato due spazi. Grazie ad Alda che con il suo intervento mi permette di allargare il tiro.

Le pensionate e i pensionati hanno tante cose da dire, in questi anni di crisi della politica, dell’economia, dopo la pandemia che ha particolarmente colpito gli anziani, siamo nuovamente qui, abbiamo ascoltato la nostra gente così smarrita, così inquieta, ma pronta, come sempre a rimboccarsi le maniche, per costruire un paese moderno, coeso, omogeneo, inclusivo. La premessa però deve essere impegnativa, la domanda alla quale siamo chiamati a rispondere è una : siamo pronti a rispondere alle complessità che ci sottopone la contemporaneità? Abbiamo una classe dirigente disponibile ad indagare la profondità della crisi? I giovani sono disponibili ad abbandonare la narrazione del presente e incamminarsi su un orizzonte temporale di medio e lungo periodo pronti ad operazioni sartoriali di aggiustamento? a guidare il cambiamento? Se dovessi guardare la platea di oggi, composta da giovani delegati e delegate, da attenti e curiosi pensionati e pensionate la mia risposta sarebbe affermativa. Si ce la possiamo fare.

Come? Rafforzando la democrazia. Se dovessi tradurla direi, proporre risposte complesse a problemi straordinariamente intricati. Le risposte semplici non bastano, le chiavi per leggere e interpretare i cambiamenti debbono diventare patrimonio di tutti, quindi la cultura, il sapere, la formazione continua è il pass-partout per un processo democratico dolce e gentile. Fuori da ciò, ci sono gli imbonitori, i masanielli di turno, i pifferai magici, sono coloro che vivono sulla disperazione altrui. Immaginiamo per un attimo che il nostro Paese divenga una grande aula dove tutti possono accedere ai saperi diffusi, alle novazioni, recuperando così ritardi culturali secolari, mettendo in moto il famoso ascensore sociale. Ecco noi anziani bramiamo questo, siamo sulla strada giusta moltissimi pensionati hanno imboccato la via dell’utilizzo delle nuove tecnologie.

Ho parlato di saperi diffusi, perché è l’antidoto al populismo. Voi mi insegnate che molti dei vostri colleghi simpatizzano con la destra, perché sono orfani di una politica che sappia coniugare la modernità con la giustizia, l’equità con l’inclusione, il prendersi carico delle persone che manifestano fragilità. Come si fa a non vedere che le politiche della destra sono un intreccio fra la carità, la compassione e la misantropia. È la regola della pentola che bolle.

La denuncia, le proposte delineate nella relazione di Daniele, il movimentismo della Cgil, sono un elemento democratico essenziale. Raccoglie e trasforma in azione il grido di aiuto che proviene dai territori. La piattaforma confederale parla all’interno di un alveo che coniuga l’invecchiamento della popolazione con l’inverno demografico, dove si inverte il rapporto nati/ deceduti. Quindi come fare fronte a questo allungamento della vita se non attivando politiche sugli stili di vita, sulla qualità dell’invecchiamento, sulla valorizzazione delle memorie, delle professioni acquisite, sui talenti soffocati perché la vita vera spesso è distante da quella agognata. La denatalità va affrontata, i compagni di Bolzano (provincia storicamente prolifica) ci dicono che questo è il primo anno dove si inverte il rapporto nati/ deceduti. I dati ci dicono che nel 2050 avremo 5 milioni di abitanti in meno. Ci sono troppi impedimenti e difficoltà che scoraggiano le donne e le famiglie non favorendo la conciliazione dei tempi di cura delle famiglie e dei tempi di lavoro. La smettano gli imprenditori di fare del cinema nei convegni dove valorizzano le lavoratrici e poi pongono ostacoli insormontabili alla natalità. Se abbiamo tracciato l’alveo nel quale scorre il fiume ora necessita dare nomi alle acque che scorrono. Possiamo iniziare dal lavoro, ne parliamo anche noi anziani perché osservando i nostri figli e i nostri nipoti avvertiamo in loro un grande disagio, persino una sofferenza, una incapacità nella costruzione di un futuro, un entrare in un processo di forche caudine. La precarizzazione non è un castigo divino ma il tentativo di una parte consistente della classe dirigente di sperimentare modelli di vita arrendevoli. Le stesse organizzazioni del lavoro, così parcellizzate sono in funzione della costruzione della negazione dei saperi e delle conoscenze diffusi. Da questo deriva il lavoro povero, mal pagato e non valorizzato. Anche su questo invitiamo l’imprenditoria ad assumere atteggiamenti coerenti e non ci dicano che le loro maestranze sono la loro ricchezza perché i fatti dimostrano il contrario. Trattati da schiavi, da numeri e retribuiti il meno possibile. Per contrastare ciò, una delle armi più potenti è la preparazione, il sapere. Anche su questo argomento per fare sintesi direi : riprendiamoci i posti di lavoro e trasformiamoli e se c’è bisogno di inserirci nel cuore pulsante delle imprese, entriamoci.

Quindi dopo l’invecchiamento, la denatalità, il lavoro, l’altro grande tema è la salute e la sanità. Dobbiamo risolvere il grande inganno propinatoci negli ultimi decenni legare la sanità alle fortune economiche del Paese è stato un artificio che ha spianato la strada alla privatizzazione. Si è lasciato correre il cavallo e ora ci troviamo 21 sistemi sanitari e la Lombardia è in uno stato avanzato di privatizzazione. Ci dicono c’è la libera scelta, è un terribile inganno, è la porta nella quale si infilano milioni di persone le quali si impoveriscono. Ma davvero qualcuno pensa che a fronte di un disagio fisico importante un individuo possa attendere mesi e mesi per poter accedere ad una visita? Ma dai, si è mercantilizzata la sanità, punto. Chi ha i soldi si cura chi non li ha si arrangi. Per non parlare della strage da covid che ha flagellato questa regione perché colpevolmente e scientemente si è abbandonata la prevenzione e la cura nei territori. Hanno fallito e tradito il loro mandato e oggi sentiteli, ci dicono che la Regione Lombardia è stata la migliore nell’affrontare la pandemia, non hanno pudore e vergogna, ma forse questi sono sentimenti di un altro tempo. A noi spetta il compito di contrastarli come stiamo facendo, ma la discussione sulla sanità pubblica ed universale deve essere oggetto di riflessione non solo nel mondo dei pensionati ma soprattutto nel mondo del lavoro. Poi la salute, che parte dallo stemperamento delle tensioni derivante dalla insufficiente somatizzazione della realtà allargata, che deve tenere conto di una alimentazione sana ed equilibrata e via di questo passo. Ma se i salari e le pensioni sono come quelle spiagge continuamente erose dal mare allora la salute è un miraggio.

Infine la battaglia campale che dobbiamo condurre contro la povertà in rapida ascesa e le disuguaglianze prorompenti. Non leggo ancora la consapevolezza che la crisi (che è una sommatoria della crisi economica, della crisi pandemica e della guerra) che ci sta investendo i cui connotati non appaiono ancora manifesti sia patrimonio di tutti. Immenso debito pubblico, salari e pensioni non capienti, destra arrembante, povertà e disuguaglianza ascendenti, una grande sofferenza per l’assenza di un orizzonte, le solitudini dai mille volti, rischiano di essere una miscela dirompente alla quale porre un argine. Quindi? Ridurre ai minimi termini l’evasione fiscale (grida vendetta la questione sul catasto e quella sugli stabilimenti balneari), chiedere a chi più ha un gesto di solidarietà, tassare gli extra profitti delle imprese ecc. aumentare i salari, detassare le pensioni. Infine davvero costruire una legge sulla non autosufficienza che sappia rispondere a tutte le fasi e a tutte le complessità che la vita ci presenta. Alle giovani e ai giovani delegati un consiglio da vecchio, siate curiosi ed intraprendenti, non svendete mai le vostre aspirazioni. Girate il mondo perché il vostro cortile di casa si è allargato, siate attratti dalle altre culture come gli altri devono essere attratti dalla cultura e dalla bellezza del nostro Paese.

Grazie