RELAZIONE DIRETTIVO SPI/CGIL MANTOVA 29 SETTEMBRE 2022
DIRETTIVO SPI/CGIL MANTOVA
DIRETTIVO SPI/LGR BOLZANO
RIVA DEL GARDA 29 SETTEMBRE 2022
“DALL’INFLAZIONE ALLA RECESSIONE, LE DUE COMUNITA’ SI INTERROGANO SUL FUTURO “.
Buongiorno alle donne e agli uomini presenti.
A Mantova mi chiedono, ma perché fate spesso le iniziative con le compagne e i compagni di Bolzano? Probabilmente la stessa domanda se la pongono le compagne e i compagni del Tirolo del Sud. Infatti non è usuale questa fecondità nei rapporti. Questo mettere insieme due comunità così dissimili, per usi e costumi, legati però da un pezzo di storia, significata da Andres Hofer. Allora li accompagno nell’ufficio e mostro loro la pergamena, datata 14 marzo 2016, sulla quale si è suggellato il gemellaggio scritto nelle due lingue e che mi permetto di ricordarne un tratto “ ……collaborazione che genererà opportunità di scambio di carattere sindacale, culturale, storico turistico, nello spirito di identità europea, promuovendo i valori universali di amicizia e cooperazione, sottolineando il forte impegno per far conoscere ai giovani l’importanza di questo legame……” Questa è la migliore risposta e se volessimo tradurla con una parola questa sarebbe contaminazione che fa pendant con umanizzazione. Caro Spi/Lgr di Bolzano, siamo davvero avanti e siamo davvero orgogliosi di esservi amici. In un mondo dove si consuma tutto in un arco temporale brevissimo, il nostro contagiarsi ha già ampiamente superato l’infanzia. Grazie Gastone e grazie Alfred, con le vostre rispettive squadre per averci creduto e per immaginarne una ulteriore crescita. Di più, se osservate attentamente la locandina e la brochure, consegnatavi, vi trovate i due simboli dello Spi che legano i colori della pace, lo striscione costruito esalta quei colori, un abbraccio tra gli anziani dei due territori che tenta di ridisegnare un pezzo di futuro, perché i colori della pace sono il nostro domani.
Così si vincono le frammentazioni, gli individualismi, le incomprensioni, così le genti si confrontano, si arricchiscono attraverso la ricerca e gli approfondimenti, perché questo gemellaggio ci lega positivamente, ci fa essere generosi, altruisti, affidabili, leali. Per dirla è un’ottimo stile di vita e ne parlo con Compagne e compagni che hanno testè approvato una legge sull’invecchiamento attivo. È esattamente il contrario del tradimento, del servilismo, pratica oramai diffusa nell’ambito politico e che è entrata nel sistema venoso del nostro paese. Noi che siamo i detentori della memoria non possiamo non ricordare quando ci si stringeva la mano e questo equivaleva ad uno scritto, oggi si fa un accordo suggellato da un bacio e un minuto dopo con non-chalange si affossa il tutto. Questo è stato un messaggio terribile che ha attraversato gli ultimi lustri, l’annichilimento delle certezze. La domanda spontanea che ci tormenta è: di chi mi posso fidare? La ricostruzione sarà lunga e dolorosa. Nei confronti delle persone anziane, che hanno bisogno di certezze, il tradimento, è un atto delinquenziale.
Però la sorte, voluta, costruita, in un mondo vorticoso, dai cambiamenti repentini, dalle inquietudini prorompenti, dalle solitudini dai mille volti, ecco spuntare i volontari dello Spi. I loro lineamenti che sanno mutare all’intercedere delle emozioni, che sanno commuoversi perché interiorizzano e nell’arco di un attimo sanno essere consolatori di situazioni complicatissime. Sorridono oppure lacrimano nell’ascoltare pezzi di vita a volte inestricabili, perché così è il percorso dell’essere, quella vita dura lontana dalla politica, dalle pagine patinate, dai riflettori così attenti al nulla. Per questa ragione voi siete la parte migliore di questo dannato ma meraviglioso paese. Voi siete la Cgil, siete lo Spi che tendete a mantenere grande questa organizzazione, non esiste un ringraziamento possibile, perché voi lo traete nel confronto con la giovane che si approccia al nostro sportello sociale o a quello anziano che ci pone il proprio problema e che prima di uscire vi ringrazia con un sorriso, nonostante il tormento che l’accompagna e vi sussurra “ finalmente ho capito, sei stato chiaro, ti verrò a trovare ancora perché se tu me lo permetti diverrai il mio punto di riferimento. “. In voi esiste lo spirito di abnegazione oramai smarrito, in voi si è insediato nel tempo il voi a scapito dell’io così moderno. In questo mio dire non esiste retorica, mi sono permesso semplicemente di raffigurare il vostro impegno quotidiano, non sempre valorizzato, non sempre espresso in luoghi consoni, non sempre con gli strumenti adeguati. Quell’impegno va sempre raccontato verso l’esterno e verso quei tanti dirigenti sindacali che, a volte, ci sopportano a malapena. Di nuovo grazie a voi che sapete essere nonni, che accudite e formate i vostri nipoti, che sapete essere supplenti economici e sociali nella vita quotidiana delle vostre reti famigliari, Grazie. Voi che utilizzate un linguaggio che abbiamo ricevuto in dono nei secoli e al quale dedichiamo molta cura, perché noi siamo le nostre parole, lo stile con il quale parliamo e siamo la capacità di ascoltare le parole degli altri, di apprezzare il loro modo di parlare, di capire ciò che dicono, come lo dicono e ciò che non dicono e perché non lo dicono. Questo siete voi che nonostante lo scorrere del tempo sapete ancora meravigliarvi, voi che siete golosi della vita, voi che abitate la curiosità. Negli ultimi mesi ci siamo dannati sperimentando nuove iniziative, abbiamo parlato con i bambini delle scuole elementari, con gli studenti delle superiori, abbiamo organizzato e donato a quei meravigliosi ragazzi diversamente abili uno spicchio di mondo che non conoscevano, in un processo di inclusione itinerante, abbiamo organizzato pastasciutte antifasciste in molti comuni, abbiamo portato le nostre idee nelle feste della sinistra, siamo andati a Bologna, a Cattolica, a portare le idee dello Spi, le nostre donne e i nostri uomini sempre lì nelle sedi a metterci la faccia, come leggere i 1100 spid fatti ( 500 ore di lavoro ), non male vero, di seguito tanto altro ……
Ho voluto mettere in risalto il lavoro che praticate e allargando l’orizzonte l’impegno che esprime tutto il volontariato con le rispettive associazioni e non solo, perché quando un paese sa asciugare la fronte delle povertà, delle disuguaglianze e delle fragilità, significa togliere linfa all’inflazione e alla recessione, manifesta la volontà di affrontare le intemperie politiche, economiche, finanziarie e financo sociali con gli strumenti adeguati, tra questi la costruzione di una comunità coesa che ha chiaro l’orizzonte sul quale camminare. Certo poi vi è la parte proveniente dai disordini mondiali e quella si cura con lo stare insieme, fare fronte comune, nel nostro caso favorire il consolidamento del vecchio continente, come voluto dai padri fondatori. Ammodernando e valorizzando il Welfare, rendendoci autonomi, pur all’interno delle alleanze, nei confronti dei processi di pace e di distensione, in una contemporaneità che è sconvolta dalle decine di conflitti che scuotono i popoli, le genti e sulla guerra che sta alle nostre porte e che rischia seriamente di deflagrare con l’utilizzo di armi di distruzione di masse. L’Europa deve assumersi l’onere di farsi portavoce della tregua e poi della pace. La più grande economia del mondo deve ascoltare la voce proveniente dalle più grandi democrazie occidentali e deve ridurre le proprie spregiudicatezze e le provocazioni, come leggere altrimenti la questione Taiwan. È moralismo questo? no. Più si ritarda il processo di pace e più si indebolisce l’Europa perché distrae risorse al welfare, alla ricerca, alle novazioni. Sovente le guerre portano con sé e sono causa di processi inflattivi e recessivi. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, le speculazioni che ne derivano, mettono alla frusta le economie e quindi il benessere delle popolazioni, creando un disordine mondiale, questo produce ansia, paura, e derive politiche a destra, ciò non facilita la costruzione di società coese, inclusive, eque. La visione delle destre si alimenta con il populismo, il sovranismo, il nazionalismo estremo, alimentando le ataviche paure relative ai grandi processi migratori. Certo su queste inquietudini cadono o si formano governi, si profilano nuove geometrie politiche da Orban alla Svezia, dall’Italia al nuovo scacchiere del Commonwealth che probabilmente franerà con la morte della Regina Elisabetta II. Il caso della Svezia è emblematico, società moderna, tecnologicamente avanzata, culturalmente invidiabile (biblioteche, teatri, luoghi di aggregazione, centri di lettura), dal welfare incredibilmente attento al generare, dall’attenzione al grido del pianeta sull’ambiente, dove la giustizia fiscale è praticata, bene, nonostante tutto ciò, la destra ha trionfato sul messaggio della paura per i processi migratori. Poi il 25 settembre, le elezioni nel nostro Paese. Credo sia finito un tempo. Se anche in territori dove è nata la cooperazione, dove vi è un’alta intensità di lavoro, dove gli eccidi perpetrati hanno scandito il tempo della memoria, dove la sinistra, quella che sapeva coniugare il vecchio ordine con il nuovo, lo sapeva condurre superando le asperità, la destra ha mietuto consensi incredibili, allora è davvero finito un tempo. La memoria frantumata come uno specchio, la destra ha stravinto, il centro declinato in mille rivoli è ridotto alla residualità, la sinistra buttata via e alla ricerca delle proprie radici smarrite nel tempo, l’ex movimento fattosi partito decapitato dei consensi precedenti, una parte considerevole della popolazione che non ha ritenuto di esprimersi e che ha affidato a qualsivoglia il destino del paese. Immagine troppo infelice, troppo cruda. Ritengo di no, i numeri sanno essere impietosi. Provo a esemplificare con due fotografie: la prima nel milanese, patria dell’antifascismo dove i contendenti rappresentavano l’una la Rauti la destra fascista e l’altro Fiano figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, propositore di tante iniziative sulla convivenza interculturale, tra le quali la creazione del “giardino dei giusti “ lì ha vinto il fascismo, la negazione dei valori, la storia e la memoria fatta a brandelli. La seconda fotografia mette a confronto l’arroganza del potere, il cambio casacca continuo, rappresentata dalla Santanchè, con il merito riconosciuto in ambito nazionale ed internazionale incarnato da Cottarelli. Lì ha vinto il nulla che predica che la povertà è una colpa. La domanda che si pone è: come è potuto succedere? Il sindacato ha qualche responsabilità sullo scivolamento a destra del nostro paese? Credo di sì. Una grande organizzazione come la nostra ha il dovere di interrogarsi, ha il compito di scandagliare del perché il mondo del lavoro e forse dei pensionati si è allontanato ed ha abbandonato il fronte del progresso che ha due caratteristiche ridurre le disuguaglianze e la povertà nella modernità. Succintamente detto ciò, ai detentori della memoria che siamo noi la storia assegna uno sforzo ulteriore, fare in modo che non si percorra la via dell’isolazionismo spinto, della esaltazione delle corporazioni, pena l’accentuazione delle fragilità. Quindi proviamo a costruire, partendo da un dato che si è consolidato e che questa campagna elettorale ha evidenziato, usando l’accetta, smorzando i distinguo, sul campo si affermano e si contrappongono due visioni di società. L’una che parla di bonus e l’altra che parla di una distribuzione equa delle risorse, l’una che parla di favori e l’altra che parla di diritti, l’una che parla di ambiente e l’altra che parla di consumo del territorio come se non vi fosse un domani, l’una che parla di lavoro quale arricchimento materiale e fonte di messa in opera del proprio talento e l’altra che lo tratta semplicemente mercificandola, insomma ci siamo capiti, l’una che parla di potenziamento dell’Europa e l’altra che vuole depotenziarla. Quindi considerando questi spostamenti a destra, nello scacchiere europeo, conseguenziali all’esaltazione del capitalismo più becero, non possiamo attardarci oltre, le organizzazioni sindacali almeno a livello europeo devono essere latori al parlamento di un messaggio, radicale persino rivoluzionario, al cui centro deve trovare risonanza, la pace, il lavoro di qualità e il benessere dei cittadini del continente, questa è la premessa per domare la recessione che si profila e l’inflazione, questo è il presupposto per poter affrontare le difficili sfide che ci attendono nel tardo autunno e nell’austero inverno. Se così non sarà si corre il rischio che l’argine sociale crolli.
Declinando il tutto nel nostro paese, le proposte della Cgil che saranno esaltate nella grande manifestazione dell’8 di ottobre, a Roma, sono lì a sottolineare, al nuovo governo, la nostra visione complessiva che abbiamo dell’Italia, su quella manifestazione si sta muovendo il popolo dei social con giudizi sprezzanti ( cito: lasciateli lavorare, siete prevenuti, ecc. ) quindi dobbiamo costruirla in mezzo alla gente. L’Italia, al di là della composizione del nuovo esecutivo ha un grandissimo problema di conoscenza e quindi di democrazia. Una parte di questo deficit si è manifestato nella campagna elettorale e nei suoi risultati, dobbiamo colmare il gap esistente sull’analfabetismo primario e secondario, su quello dell’utilizzo delle tecnologie, questo lo si ottiene nel dotare i cittadini di strumenti adeguati per decodificare il cambiamento, la ricerca, la cultura diffusa, i saperi, la valorizzazione delle talentuosità, la scuola gratuita fino alla maggior età, un grande investimento in infrastrutture della erudizione, il considerare il mondo degli anziani come esseri speciali che sanno tramandare la memoria e dispensare la professionalità acquisita. Solo così riusciremo a trattenere le nostre intelligenze ed attrarne altre, questo presuppone anche un grande sforzo di inclusività e di prodigalità. La cultura deve saper parlare al mondo delle periferie, le quali devono diventare il nuovo centro delle urbe. Solo in questo modo si riavvia l’ascensore sociale, solo in questo modo si attua appieno il diritto. Conosco le osservazioni che molti ci faranno del tipo ma la visione del nuovo governo sarà altro, siamo consapevoli e allora dovremo essere radicali e rivoluzionari perché se non si parte da qui, come faremo a insediare un nuovo modello di diritti e di democrazia. Ho parlato di giovani e di anziani e il popolo di mezzo che è rappresentato dal lavoro?
Così precarizzato, vilipeso, offeso, schiavizzato, vedere le tribolazioni che vivono i nostri figli e i nostri nipoti è orrendo, costretti a passare sotto le forche caudine, umiliandosi per chiedere la mancia, perché il lavoro è così povero, merita o no una presa di posizione radicale. Credo di sì e anche questo ci dividerà dal nuovo governo. Costruire prodotti novativi rispettosi dell’ambiente, modelli produttivi e organizzazioni che sappiano valorizzare e dispiegare i saperi acquisiti e ciò che ognuno di noi sa dare, in uno sforzo di formazione continua che coniughi ciò che invecchia e che dobbiamo abbandonare con la nascita del nuovo. Dobbiamo far crescere una nuova classe dirigente imprenditoriale, che sappia rischiare, tralasciando quella stucchevole moina del chiedere continuamente al pubblico aiuti, e sovvenzioni e che sia generosa nei confronti del proprio personale e del territorio nel quale produce ricchezza. Mentre mi accingevo a venire in questo luogo così piacevole, consapevole di aver abbandonato per un giorno il profilo geografico noioso della pianura padana, mi ponevo il tema della natura, del suo rispetto e quindi come non porsi il problema della viabilità, della logistica in questo paese. Ringrazio Roberto ed Agostino per aver scelto questa stupenda location. Quindi la cultura e poi il lavoro e poi la salute. Mi soffermo su questo. Se dovessimo prendere l’abbecedario del nostro orizzonte dovremmo partire dalla prevenzione. Prevenire i cambiamenti climatici, prevenire le pandemie, prevenire la mercificazione dei territori, adottare stili di vita consoni propedeutici all’invecchiamento in salute. La prevenzione per il nuovo governo sarà considerata marginale e allora dovremo essere messaggeri di una nuova cultura della salute e dell’ambiente. La sanità pubblica e non privata, diranno che il modello di riferimento sarà quello lombardo, quel modello che evidenzia la fuga dei medici dagli ospedali pubblici verso i privati per molteplici ragioni, dalla non valorizzazione delle professionalità al non rinnovo dei loro contratti di lavoro e gli infermieri e osa e oss che scappano dal privato verso il pubblico perché adeguatamente remunerato e perché le strumentazioni utilizzate rendono quel lavoro più a misura. Siamo quelli che utilizzano i medici a gettone e che importano infermieri dal Sud America. Certo ci dicono e ci diranno che ci sarà la libera scelta, che potremo andare nelle cliniche private, è un imbroglio colossale, perché nel frattempo, attraverso le liste di attesa, ci spingono verso il privato, impoverendoci. I ricchi utilizzeranno strutture all’avanguardia e quelli che stanno sotto saranno trattati con misure chirurgiche invasive. Allora la sanità deve ridiventare pubblica e universale e non legata agli andamenti economici pena il suo declino. A titolo esemplificativo, ad ottobre, a Mantova, molti interventi verranno spostati nel 2023 perché si è già superato il bugget di spesa per il 2022. Siamo alla pazzia. Ma ho la netta sensazione che questo diventerà il modello su scala nazionale.
Poi l’invecchiamento della popolazione che abbisogna di una strumentazione adeguata, la valorizzazione del domicilio utilizzando le nuove tecnologie e la telemedicina, il vivere insieme, il prendersi in carico davvero delle problematicità e un nuovo modello di residenzialità ( Rsa ) del quale oramai ne esiste un’ampia letteratura, compreso il convegno che abbiamo generato qualche mese addietro.
La legge sulla non autosufficienza, adeguatamente finanziata, che sappia coniugare le esigenze di tutte le fasi della vita, dalla culla al termine dell’esistenza.
Poi le tasse e l’adeguamento delle pensioni. Sarà una battaglia campale, vedasi l’atteggiamento che il centro destra ha tenuto in merito all’aggiornamento del catasto e sulla regolazione degli stabilimenti balneari, hanno affossato il lavoro di mesi e mesi. Nessuno ne ha parlato, anche questo atteggiamento è sintomatico di una precisa volontà. Il loro sentire è lontano dal condurre l’evasione all’interno di parametri di decenza fiscale, ma è in quel ricco ginepraio che possono risiedere le risorse, insieme al Pnrr, per la modernizzazione del paese, per rendere più giusta ed equa la convivenza. Vi chiedo di essere indulgenti nei miei confronti se non ho approfondito alcuni temi, ma non voglio ulteriormente abusare della vostra pazienza. Non posso però esimermi dall’esprimere un pensiero sul versante dell’inflazione, altissima, siamo alle soglie della doppia cifra, i prezzi sono schizzati, i risparmi subiscono un’erosione qualitativamente e qualitativamente abnorme, i mutui volano, il così detto carrello della spesa si sta rapidamente svuotando, milioni di famiglie non riescono a far fronte alle bollette e al quotidiano, milioni di persone non si cureranno perché stanno nella forbice della scelta, se curarsi o alimentarsi. È drammatico, allora tutte le risorse devono essere destinate al quietare il mostro. Credo che ne parlerà Alfred che è molto più addentro alle questioni economiche e finanziarie del sottoscritto. Dobbiamo evitare che la possibile recessione si saldi con un tasso di inflazione così alto. Le ricchezze debbono essere particolarmente generose nei confronti delle fragilità. Una raccomandazione e una attenzione. La destra ha nel suo dna politiche misantropiche, caritatevoli e compassionevoli, toccherà a noi per la nostra parte costruire alleanze che sappiano modificare quelle politiche, a partire dalla costruzione di un rapporto solido con le altre organizzazioni sindacali. Il congresso della Cgil può divenire una grande occasione. La politica ci ha testè insegnato che da soli si perde, che per ottenere risultati vale il noi e non l’io. La Cgil deve saper riprendere e rinsaldare il rapporto con il mondo del lavoro e dei pensionati pena il divenire residuali nel cambiamento.
Chiudo l’intervento in questo modo “ noi siamo una generazione che lascia in eredità molte ricchezze ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e la pace.
I giovani sono chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune costruendo una nuova economia amica della terra.
Diamo loro una mano.
Grazie.
Carlo Falavigna
Segretario generale SPI CGIL territoriale di Mantova