RELAZIONE DIRETTIVO E ASSEMBLEA GENERALE SPI/CGIL MANTOVA MUSEO GALLERIA DEL PREMIO SUZZARA 12 LUGLIO 2022
RELAZIONE DIRETTIVO E ASSEMBLEA GENERALE SPI/CGIL MANTOVA
MUSEO GALLERIA DEL PREMIO
SUZZARA 12 LUGLIO 2022
Buongiorno e ben arrivati in quel di Suzzara.
Grazie a tutte/i voi per la vostra disponibilità ad essere qui e per la vostra abnegazione nell’affrontare giornalmente le fragilità prorompenti.
Grazie al Segretario Generale della Cdlt di Mantova Daniele Soffiati al quale affideremo le conclusioni dei nostri lavori.
Grazie al Segretario Generale Alfred e al Segretario Organizzativo Agostino per la loro presenza, conosciamo Alfred soprattutto per i dotti interventi e siamo sicuri che sarà all’altezza come sempre.
Grazie Sindaco, di questo laborioso territorio, per essere qui a significare con la tua presenza quanto può essere sinergico il rapporto e la valorizzazione della rappresentanza politica e pubblica e la rappresentanza sociale, grazie altresì per la generosità e l’attenzione con le quali ti prendi in carico le persone più bisognose. Infine Grazie perché mantieni questa pazienza popolare anche valorizzando la negoziazione sociale.
Grazie al Comune di Suzzara per averci concesso la possibilità di poter tenere la nostra assise in questo luogo che profuma di storia, di cultura, di saperi, di arte, di talentuosità.
Lo Spi di Mantova nel tempo si è caratterizzato nel voler donare alla propria gente la conoscenza, la coscienza dei territori dove si vive e le arti laddove si esprimono. Per questa ragione oggi siamo qui. Abbiamo scelto questo luogo per poter umilmente discutere del presente così intricato, e con altrettanta modestia cercare di mostrare una visione pioneristica sul futuro. Provo una certa emozione e una buona dose di timore nel parlare in questo luogo come se avessi puntati su di me gli occhi di antichi e moderni produttori di arte, mi accorgo di respirare la stessa aria anche se in tempi diversi. Qua vi è un condensato di esperienze e di futuro incredibile. Potremmo trarre dall’eredità del Premio Suzzara i necessari spunti per determinare un pezzo di processo politico, quanto mai necessario in questi periodi.
Il Premio al Museo
Il Premio Suzzara nacque nel 1948.
Lo inventò Dino Villani, uno dei padri della pubblicità in Italia, con il sostegno appassionato del sindaco d'allora, Tebe Mignoni, e dello scrittore, poeta e cineasta Cesare Zavattini. Si distinse subito come “Premio d’Arte” dalle analoghe iniziative del tempo per due ragioni: la composizione della giuria, che doveva valutare e premiare le opere d'arte presentate, e il carattere dei premi.
La giuria, da regolamento, non doveva essere composta soltanto da esperti come galleristi, storici e critici d'arte, giornalisti , ma anche da un operaio, un impiegato e un contadino. I premi erano “messi a disposizione dai contadini e dagli operai di Suzzara”, e da tutte le forze produttive del territorio: potevano essere una forma di formaggio grana, un vitello, un puledro, una cucina economica, fusti di vino, un maialetto, sacchi di farina, burro, salami, polli, uova “e altri che venissero offerti”. Fu un'idea spettacolare per quei tempi che si calava perfettamente in una realtà agricolo-industriale come quella suzzarese, carica di una forte valenza simbolica in quanto equiparava il valore dei prodotti del lavoro artistico, con quello dei prodotti del lavoro contadino e operaio. Villani condensò tutto questo nello slogan “Un vitello per un quadro, non abbassa il quadro: innalza il vitello”.
Le opere premiate rimanevano di proprietà del Comune, che le conservava nella prospettiva di unaGalleria che doveva essere intitolata al lavoro visto che il tema fin dalla prima esposizione era “Lavoro e lavoratori nell’arte”.
Il Premio Suzzara rifletteva un'idea per molti aspetti sorprendente e utopica, secondo la quale l'arte non doveva essere elitaria ma rispondere a un bisogno di bellezza, qualità e poesia comune a tutti gli uomini, di qualunque condizione sociale e livello culturale. Dalla collezione di Suzzara si riescono a cogliere i termini della questione realista nell'Italia tra gli anni Quaranta e i Cinquanta: all’idea di “un'arte comprensibile e umana” si collegava il vecchio concetto di realismo come arte democratica, elaborato da Gustave Courbet un secolo prima .Tra gli autori di quegli anni presenti in collezione ricordiamo: Armando Pizzinato, Renato Guttuso, Giuseppe Zigaina, Renato Birolli, Aligi Sassu, Domenico Cantatore ,Giulio Turcato, Franco Francese Bepi Romagnoni, Titina Maselli ecc.
Anche negli anni Sessanta del Novecento, gli anni del boom economico il tema del lavoro e l’interesse per tematiche di impegno civile continuarono a caratterizzare le edizioni del Premio Suzzara, pur secondo moduli espressivi variamente condizionati dalle nuove tendenze dell'arte italiana di tradizione realista.
Nel 1975 nasce la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea,( dal 1976 si interrompe il Premio giunto alla sua ventottesima edizione). Nel 1989 riparte il Premio Suzzara ed arriva alla sua quarantaseiesima edizione del 2008. Nel frattempo il dibattito vivo intorno al rinnovamento della tradizione in rapporto ai linguaggi della contemporaneità coniuga la formula antica per Suzzara di Arte-Lavoro-Impresa attraverso studi e mostre sulla macchina agricola, sul design ecc. ,e favorisce la nascita, nel 2002, del Museo Galleria del Premio Suzzara che offre al pubblico un patrimonio di oltre ottocento opere acquisite nel corso di una storia iniziata nell’immediato dopoguerra. Dopo pranzo andremo a visitare la galleria.
Il messaggio che ci hanno lasciato è straordinario, unire l’arte nelle sue declinazioni e il lavoro nelle sue articolazioni. L’emancipazione della popolazione transitava nel sudore gratificante del lavoro e nello sviluppo dell’arte.
Oggi ci manca questa connessione; l’arte, la cultura, sono divenute elitarie, vi ricordate che la volta scorsa abbiamo parlato dell’incapacità di articolare il pensiero complesso, di aver svilito il lavoro, di averlo denudato della sua ricchezza democratica intrinseca, è il frutto avvelenato di una classe politica rozza ( almeno una parte ), che ha come vessillo il detto “ con la cultura non si mangia “ da costoro non possiamo attenderci un’aula magna sociale, ma possiamo lavorare affinchè non vadano al governo del paese.
Ebbene sì, il tempo non ha lenito le crisi economiche, politiche, finanziarie e financo sociali, la pandemia ne ha fatto esplodere le sue contraddizioni, la guerra ci ha fatto atterrare senza paracadute, rammentandoci che nulla è per sempre, nemmeno la pace. La questione ambientale ci terrorizza ma non a sufficienza, perché la probità dei comportamenti non è ancora divenuta una priorità, non è entrata nel tessuto venoso del nostro Paese.
Il congresso può divenire una occasione di coinvolgimento, di discussione, di proposte del come affrontare l’inedito? La risposta non può essere che affermativa. Chi se non la più grande organizzazione sociale del nostro paese può attivare la ricerca di una democrazia ammodernata dove il lavoro e la solidarietà siano il centro di tutte le attività materiali ed immateriali?
Sì, il Congresso della Cgil è lo strumento principe dove viene elaborato il cambiamento.
Per dare un senso a ciò, provo a leggere i documenti congressuali con una lente che coniughi la storia con la modernità, da una angolatura prospettica, utilizzando il dove siamo.
Perché abbiamo scelto Suzzara, questo territorio, per lanciare il nostro congresso? È stato il volere del fato? No, è voluto. Una parte della ragione della scelta è emersa dalla evoluzione di questo luogo.
Provo a tenere insieme il quanto è il contenuto dell’assise congressuale, cioè la modernità, con la storia di questo territorio, utilizzando un frammento di memoria.
“ Il tavolo è uno di quelli che incutono timore al solo vederlo, le delegazioni prendono posto e inizia l’incontro. Niente preamboli, non è per gente che ha tempo da perdere. Il consiglio di fabbrica ( non eravamo ancora giunti alle Rsu ) dell’Iveco e la Direzione Aziendale si trovano di fronte. La discussione si presenta impegnativa, l’obiettivo: comprendere il futuro dello stabilimento e conseguentemente la sorte di oltre mille famiglie e la fortuna o la caduta di questo territorio.
La produzione, il modello produttivo, l’organizzazione del lavoro, il prodotto erano divenuti maturi ( così era definito il termine di un prodotto divenuto obsoleto non più corrispondente al mercato ).
Erano cambiati i gusti della popolazione, la viabilità, la distribuzione commerciale, i consumi, proviamo ad immaginare il sistema dei trasporti come un corpo umano, le grandi arterie e poi il nulla, le novità portavano le grandi arterie ma anche un sistema venoso diffuso, per soddisfare ciò era necessario ripensare il veicolo, da qui la nascita di un prodotto che colmasse il divario fra la grande arteria e il sistema venoso diffuso. Quindi la preoccupazione per il futuro della delegazione era evidente. Ok il mondo cambia ma noi che fine faremo? cosa produrremo qui in questo sito produttivo divenuto improvvisamente vecchio? Il nuovo veicolo dove sarà prodotto? Al termine di questo incontro come faremo a fugare le apprensioni e le ansie non solo delle lavoratrici e dei lavoratori con le rispettive famiglie ma anche quelle della popolazione esterna, dai commercianti alla chiesa. Questo era ciò che frullava nei pensieri della delegazione sindacale. La risposta della direzione aziendale è articolata ma la possiamo riassumere in questo modo: costruiremo un nuovo stabilimento, lo doteremo di tecnologia moderna e attiveremo un percorso di formazione spinto sulle novazioni, il nuovo prodotto lo realizzeremo qui a Suzzara. ( in questa affermazione c’è il tutto ).La ragione della scelta è semplice persino disarmante e sta nella storia di questo lembo di terra. Qui dove ci troviamo nasce la boje, la famosa rivolta contadina; la difesa strenua contro il fascismo, dove gli operai comunisti e cattolici hanno difeso le macchine della produzione; dove vi sono stati licenziamenti di massa perchè uomini e donne della sinistra osavano contrastare il diritto alla libertà e all’espressione sui posti di lavoro, dove vi è stato il possente incrocio fra la civiltà contadina e quella industriale, ( niente fusione a freddo ma un lungo cammino stemperante ) dove le genti erano terrorizzate dalla meccanizzazione delle campagne ma che poi l’hanno guidata e promossa, dove il lavoro, la professionalità, il merito, avevano una sana sacralità quella della autodeterminazione, dove la politica era guida sui grandi valori dell’inizio del 900 di volta in volta trasformati in diritti. Insomma tanta roba. Queste sono state le vittorie di una intera popolazione che hanno fatto si che, l’impresa ( divenuta multinazionale ) quindi non più legata al territorio ma riconoscente dei sani principi e valori di questa gente, reisendiasse il nuovo. Questo territorio è l’insieme della storia e della modernità, sono presenti aziende di livello internazionale che operano nell’industria della meccanica agricola, quindi con un occhio rivolto alla questione ambientale, aziende che operano nella viabilità e quindi nei consumi energetici, aziende che esercitano nel settore del freddo, quindi come si conservano i prodotti alimentari e non solo, proviamo a pensare se non ci fosse questo tipo di produzione come avremmo potuto conservare i vaccini anti-covid. Poi in sintonia con il sapere diffuso vi è un istituto professionale che tende a rispondere alle sollecitazioni della produzione. Poi una Consulta d’Area che mette insieme le istituzioni, le forze produttive, le forze sindacali, in uno sforzo continuo di rigenerazione territoriale. Per ultimo una Camera del Lavoro che è stata luogo e fonte di innovazione di elaborazione politica e del lavoro. Tutto questo ha permesso a questo territorio e alla sua gente di affrontare e di attraversare le crisi senza sobbalzi rilevanti. Ecco tutto questo sta all’interno dei documenti congressuali, le politiche industriali, la dignità del lavoro, la qualità e la quantità del valore del lavoro, le movenze di un territorio, la solidarietà, la povertà le disuguaglianze ecc. Se riusciamo a collegare la storia con la modernità e l’inedito troveremo una parte delle soluzioni.
La Cgil con il Congresso, con le iniziative, basta citare le 200 assemblee e le due ultime manifestazioni il 17 e 18 giugno a Bologna e a Roma è al centro del cambiamento. Lo sforzo e la passione ( termine desueto ) con la quale il Segretario Generale della Cgil ha voluto mettere insieme gli esponenti politici del centro sinistra allargato affinchè si possa determinare un alleanza che veda una visione del futuro condivisa, sia essa propedeutica alle prossime elezioni politiche, sia alla costruzione del futuro. L’incontro avvenuto mi è parso un ottimo viatico almeno per la condivisione dei giganteschi problemi che affliggono il nostro paese e il vecchio continente. Certo poi le ricette divergono ed è nello spazio che intercorre tra l’individuazione dei problemi e le loro soluzioni che noi abbiamo il compito di premere e di spostare le assi , per fare ciò è necessario e urgente costruire un caldo rapporto con le lavoratrici, i lavoratori e il mondo delle pensionate e dei pensionati e la fase congressuale ne rappresenta una grande opportunità. Quale è il contributo che lo Spi di Mantova può dare? Abbiamo convenuto con i Segretari di Lega di realizzare non solo i Congressi nelle 12 leghe, ma di allargare la discussione anche in molti Comuni della provincia, e di costruire degli eventi collaterali che possano fungere da arricchimento alla discussione. Chiederemo il contributo di saperi e di conoscenze anche alle altre categorie. Provo ad esemplificare : se in un territorio vi è un problema sanitario acuto, dovremo aprire il congresso di quel territorio con un momento che allarghi la platea e la discussione coinvolgendo non solo gli iscritti ma anche il tessuto sociale di quel lembo di terra. I temi che vorremmo approfondire sono tutti all’interno dei documenti congressuali e noi dovremmo parlare non solo di non autosufficienza, di invecchiamento della popolazione, di previdenza, di sanità, ma anche di lavoro, di precariato, di infortuni sul lavoro, di cultura, di politiche industriali, per questa ragione chiederemo alle categorie di aiutarci per costruire questi eventi collaterali.
Se dovessi rappresentare la stagione congressuale con una immagine la costruirei in siffatto modo : un grande vento che scompiglia le menti, come quei bambini che abbiamo coinvolto, attraverso i burattini, per conoscere la resistenza, vederli così attenti e coinvolti è stata una folata di futuro.
Certo notiamo un senso di scoramento nelle persone più esposte e che vedono aumentare le loro fragilità nel cambiamento, che leggono con i pochi strumenti che hanno a disposizione le diseguaglianze, che sono attratte dalla semplicità delle risposte a problemi complessi che fornisce la destra, orbene riusciamo a fornire a queste vulnerabilità gli strumenti per poter leggere il presente e decodificare il futuro? Sì, ma per fare ciò necessita inoltrarci in quel mondo così disordinato e indifeso. Allora il territorio diviene centrale, lì sta la comprensione del bisogno e il suo risolvimento.
Provo a declinare un esempio : sulla sanità tutti sostengono che deve essere per tutti e pubblica, chi mai potrebbe essere in disaccordo su una tale affermazione, poi accade che nella nostra Regione, governata dal c.dx la sanità è diventata privata, non libera, favorente ai ricchi, che impoverisce ampie fasce di popolazione e financo con differenze geograficamente importanti. Ma davvero possiamo pensare che gli ospedali di Mantova possano fare interventi sulle acuzie con le stesse professionalità, le stesse tecnologie, le stesse organizzazioni, del San Raffaele di Milano, ma anche no. No, la destra ha in mente un modello che premia i ricchi e che eroga un po’ di compassione agli altri. Prima questa ignominia la facciamo nostra e prima riusciamo a coinvolgere i cittadini. Sul lavoro la dx propone gli stages, la precarizzazione, la deregolamentazione salariale e contributi a pioggia all’imprenditoria. Sul reddito di cittadinanza ha convinto larghe fasce di popolazione che è un dono ai nullafacenti. Sul fisco favorisce l’evasione attraverso la pace fiscale, ai condoni, attraverso la flat tax è così difficile da capire che la dx è veleno nei confronti di una società fondata sui diritti, sulla democrazia, sulla partecipazione. Vedete quante motivazioni abbiamo per attivare un confronto che veda i pensionati e i lavoratori sul fronte del progressismo. Troppo impervia la strada, troppo grandi i problemi per poterli risolvere?
Pur grande che sia la sfida la storia ci chiede di studiare in uno sforzo supplementare di approfondimento. Abbiamo un compito straordinario da compiere cioè abitare vicino alle persone vulnerabili e che saranno i più esposti e in balia dei pifferai che di volta in volta calcheranno la scena. Si insinueranno nella molteplicità di guai non risolti perchè la prossima stagione si presenterà con un alto tasso di originalità.
Quanti piccoli gesti possiamo compiere per rendere questo paese migliore. Possiamo fare un esempio sulla trasmissione della memoria alle giovani generazioni. Gli anziani che hanno vissuto il 2° conflitto mondiale se ne stanno andando, cosa fare? Leggiamo con grande attenzione l’accordo fatto da Liliana Segre con Chiara Ferragni influencer che ha milioni di contatti con i giovani. Si è impegnata a promuovere la memoria tra le giovani generazioni. Nel nostro piccolo quali gesti possiamo compiere? Promuovere e facilitare gli incontri pubblici con l’Anpi, coinvolgere i bambini e i ragazzi con gli strumenti più consoni a catturare la loro attenzione, mai come in questi periodi è tutto un fiorire di iniziative con l’associazione dei partigiani, la stessa pastasciutta del 25 luglio che si terrà all’Arci Te avrà come leif motiv il tema giovanile. Quei giovani che sono stati oggetto di una ricerca dello Spi nazionale intitolata “ chiedimi come sto “ che manifestano una sofferenza e una inquietudine esplodente. Questa ricerca è oggetto, in contemporanea con questo nostro direttivo, di un approfondimento a livello regionale con la presenza di Zanolla ( ecco motivata la sua assenza ai nostri lavori ) con Pagano che voi conoscete tutti, con Pedretti e con esperti. Qualora qualcuno di voi fosse interessato all’approfondimento della ricerca lo chieda e gli sarà inviata.
Il percorso congressuale si avvia oggi con la votazione sul dispositivo e si concluderà a Rimini dal 12 al 16 dicembre con il congresso della Cgil Nazionale. Lo Spi di Mantova organizzerà assemblee congressuali in tanti Comuni della provincia, il passo successivo saranno i congressi di lega, a seguire il Congresso Territoriale, infine confluiremo nel congresso della Cdlt di Mantova. Poi i livelli regionali e nazionali. La discussione sarà ampia, diffusa, coinvolgeremo gli iscritti con l’ambizione di contaminare anche coloro che sono lontani dal nostro mondo. Dovrà essere un congresso dove discuteremo di cosa facciamo e cosa vogliamo fare per migliorare le condizioni di chi lavora e dei pensionati, del popolo che rappresentiamo e di coloro che ambiamo rappresentare. Sono in gioco importanti cambiamenti nel nostro paese e nel mondo, non è neppure certo che i temi che, oggi, ci sembrano essenziali possano essere gli stessi, in autunno, quando celebreremo i congressi.
Lo stesso conflitto dagli sbocchi e dalla durata imprevedibile determinerà il nostro futuro ed è la ragione per la quale l’Europa e l’Italia possono e devono svolgere un azione diplomatica attiva per una pace duratura e proporsi come fondamentale elemento di garanzia contro la crescita di logiche nazionalistiche, xenofobe, e discriminatorie. Questa azione diplomatica va facilitata dalla scesa in campo delle forze sane del Paese e in tutti i paesi, questo deve essere una priorità della Ces, la confederazione dei sindacati europei. Dobbiamo essere molto meno timorosi, come lo dobbiamo essere nei confronti dei cambiamenti climatici, oppure nei confronti di coloro che stanno operando affinché vi sia lo svuotamento del sistema previdenziale pubblico ( come non leggere l’operazione sul cuneo, oppure sul welfare aziendale in uno scambio perverso + welfare e meno salario ) meno contribuzione uguale a meno servizi , meno sanità, meno sociale.
Come vedete ci attendono periodi turbolenti di grande cambiamento ed essendo il cambiamento non neutro si tratta di capire se riusciamo a costruire un paese e una Europa più giusta, più equa, più solidale come sono riusciti a fare i costruttori di questo luogo. La terra ci invia messaggio terribili, i cambiamenti climatici sono li a testimoniarlo, la Marmolada, la salinizzazione del delta del Po, la desertificazione in aumento. Il ventre del paese ci dice che dobbiamo dare risposte alle profonde ferite causate dalle disuguaglianze, cito come esempio: la povertà economica e culturale, la redistribuzione delle risorse prodotte anche con l’innovazione, tutta la questione fiscale, la questione sanitaria, l’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione, il lavoro e il suo valore, l’inclusione di cui non si parla mai e tanto altro ancora. Come dice Daniele quando chiude i sui interventi i temi sono tanti e complessi e quindi al lavoro e alla lotta.
Grazie