RELAZIONE DIRETTIVO SPI MANTOVA 18 DICEMBRE 2020
RELAZIONE DIRETTIVO
MANTOVA 18 DICEMBRE 2020
SALA MOTTA E VIDEO CONFERENZA
Care Compagne e Cari Compagni Buongiorno.
Grazie donne e uomini dello Spi/Cgil per la pazienza, il coraggio e l'abnegazione che ancora una volta dimostrate. Nulla è scontato a fronte di un mondo che cambia con tumultuosità. Grazie a coloro che sono in presenza e a coloro che sono in video conferenza. Grazie al Segretario Generale dello Spi Lombardia Valerio Zanolla che con la sua presenza sottolinea l'attenzione politica e amicale nei confronti dello Spi di Mantova, grazie al Segretario Generale della Cgil Mantovana Daniele Soffiati e grazie ai Compagni Gemelli dello Spi/Lgr di Bolzano che sono presenti in video e che ci fanno sentire, seppur a distanza, il calore umano e politico della loro gente. Questa presenza così qualificata mi permette di esprimere pensieri contenuti lasciando, a loro, lo spaziare nel mondo che cambia. Ciò nonostante, non mi esimerò dal fare un volo pindarico sulle questioni che ritengo preminenti, perché parlare di noi significa, per le strette interconnessioni, parlare del mondo che ci circonda, conversare e ragionare di quello spazio che si è, per gli accadimenti succedutisi, fatto piccino. Rammento il Direttivo di fine 2019, sembra trascorso un secolo, il tempo divorato dagli avvenimenti, abbiamo discusso senza barriere, ci siamo scambiati gli auguri in modo caloroso, ci siamo abbracciati e baciati senza alcuna intermediazione, abbiamo pranzato insieme scambiandoci preziosi consigli, guardandoci negli occhi. Se dovessi riassumere possiamo dire che abbiamo fatto gli italiani.
E Ora? Niente di tutto ciò è possibile, non vi è più la caratterizzazione dei popoli, la pandemia ha reso i nostri comportamenti uniformi e universali, il latino, lo slavo, l'anglosassone ecc. non sono più riconoscibili. Ma quello che più angustia e ci tormenta sono le decine di migliaia di uomini e donne che se ne sono andati nel silenzio e nella solitudine più insopportabile, recando con se' le storie più feconde. Chissà se ritorneremo all'ante 2020 o se una parte dei nostri usi e costumi saranno irrimediabilmente smarriti. Siamo però certi che la pandemia ha accelerato la 3° rivoluzione delle produzioni di manufatti e di servizi, dell'uso delle energie rinnovabili che la terra, l'acqua e il sole ci richiamano all'utilizzo e sono lì a testimoniare che la loro fruizione sarà come riappacificarci con il nostro ambiente così sfruttato, lacerato, violentato nei decenni trascorsi. Lo richiamerò di seguito.
Il popolo italiano e il suo quadro dirigente che si è succeduto, nella storia recente, ha saputo fare operazioni sartoriali rammendando le tele che si andavano di volta sfilacciandosi, perché le crisi intervenute, aventi caratteristiche cicliche e di brevità, pur nella loro profondità, non hanno quasi mai scosso nel profondo il sistema fattuale, sì, negli ultimi 40 anni, abbiamo visto la caduta del muro, i cambiamenti dei sistemi e dei fattori della produzione, la modifica parziale dei costumi, i grandi processi migratori, la globalizzazione, ma oggi siamo di fronte a cambiamenti epocali paragonabili alle rivoluzioni che si sono succedute prima con l'era del carbone, seguita da quella petrolifera. La pandemia ha accelerato, una transizione prodigiosa anticipata dai sub movimenti giovanili, non possiamo infatti dimenticare il " Friday for Future " e non solo. Sinteticamente e metaforicamente potremmo affermare: benvenuti nell'era digitale e nel mondo green. La nostra classe dirigente è pronta a raccogliere la grande sfida globale? A me pare proprio di no o perlomeno la risposta presenta elementi dubitativi. Sembriamo una classe di studenti scapestrati, impauriti e quindi litigiosi, che non sanno di avere l'opportunità di costruire la storia. Siamo arrivati all'appuntamento sfiniti e sfibrati da lunghe lotte intestine, la politica o quel che resta di essa è guidata da personaggi che non hanno nemmeno lontanamente l'idea del cosa siano le diseguaglianze esplodenti, gli ascensori sociali bloccati da tempo immemore, le povertà in aumento esponenziale, la sanità impazzita, ma li avete visti e sentiti i dirigenti della Regione Lombardia? sono lunari. Abbiamo messo nei posti di comando uomini e donne dalla pancia piena e dal colesterolo alto, che non sanno, per loro fortuna, cosa significa non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, non capiscono cosa implica l'attendere una chiamata del proprio medico o dell'ospedale per poter effettuare una visita importante, non sanno come morde la solitudine. Se a questo aggiungiamo la metamorfosi del sentire degli italiani raffigurata nello studio del Censis presentata all'inizio di dicembre, allora la nostra preoccupazione aumenta e il ritratto è impietoso. Traggo dalla relazione di Zanolla al Direttivo Regionale dello Spi Lombardo
" l'Italia piccola e chiusa, in ansia, disposta a tradire quei valori che hanno segnato la storia del dopo guerra ad oggi. Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, come se le due cose fossero in contrapposizione. Il 38,5% è pronto a rinunciare persino ai propri diritti civili per un maggior benessere economico, accettando limiti allo sciopero, alla libertà di opinione e alla appartenenza a sindacati ed a associazioni. Si accetta una limitazione e riduzione della democrazia in nome di una quantità e qualità di benessere del tutto effimera ".
I giovani sostengono che a fronte della scelta di curare un giovane o un anziano è giusto curare prima il giovane. Ci siamo imbarbariti, siamo divenuti un popolo di narcisi dove l'egoismo la fa da padrone, l'altruismo è perso nei meandri del romanticismo, ripudiamo le generazioni che ci hanno cresciuti, che ci hanno trasmesso la storia e una parte dell'educazione. Come è stato possibile arrivare a tanto. Tante le ragioni, una però emerge con chiarezza, la povertà culturale, il non aver fornito gli strumenti per sapere interpretare con capacità critica le trasformazioni così veloci e avvolgenti. Per questo la ricostruzione del paese deve ripartire da quella assenza. Possiamo allora affermare che il modello di democrazia con il quale abbiamo convissuto è entrato in crisi? Certamente sì. Se le fondamenta scricchiolano, allora è venuto il tempo nel quale necessita ridisegnare il quadro della convivenza. Mi permetto di citare due esempi esemplificativi di malattia del modello democratico: negli Usa, la più grande economia del mondo (per il momento), una parte rilevante dei cittadini nel periodo autunnale e invernale non esce di casa per la paura di contrarre malattie, perché non potrebbe curarsi, nel nostro paese, considerato un modello di democrazia, sulla stessa materia cioè la sanità, lasciamo morire in solitudine migliaia di persone e non cito la vicenda dei vaccini antinfluenzali che è tutta lì e grida vendetta. Sullo stesso argomento il modello cinese è molto più avanzato e capace di curare. Quindi quale democrazia costruire e che sappia cogliere il meglio delle esperienze passate?
Quindi per capire in che mare procelloso siamo, necessita sciogliere i nodi gordiani, un modello democratico che sappia cogliere e costruire la 3° rivoluzione. Per fare ciò bisogna mettere in campo un quadro dirigente che abbia come bussola la visione e la passione, cioè l'io con il noi. Davvero la storia ci presenta una occasione straordinaria di rifacimento del nostro paese. Un'Europa non più matrigna ma che ha rispolverato la mission originale di Ventotene, i padri fondatori ci stanno guidando, la solidarietà elemento centrale delle politiche, si pensa di costruire un modello sanitario, economico e finanziario europeo che sostenga i paesi maggiormente in difficoltà. L'Europa ci ha messo a disposizione una quantità straordinaria di risorse per l'ammodernamento e l'efficientamento del nostro paese. Potremmo, senza ombra di smentita, asserire che siamo di fronte al più grande investimento della storia, persino superiore al piano Marshall. La stessa Germania ha fatto un passo indietro e ha ceduto un po' di sovranità rinunciando al suo per metterlo a disposizione degli altri. Il messaggio, ci si salva insieme, altrimenti c'è il rischio di soccombere tutti. La stessa elezione di Biden a presidente della più grande economia del mondo ci indica la strada del cantiere della storia eleggendo Kamala Harris alla vice presidenza. Quale è il messaggio che ci arriva da oltre oceano? Un presidente democraticamente eletto, con visioni progressiste, che data la sua venerabile età, candida già, fra 4 anni, alla presidenza una donna, giovane e per di più con origini asiatiche. Questo è costruire il futuro, questo è il cantiere visionario, questo è saper mutare in modo radicale abbandonando le idee oltranziste di Trump. Hanno saputo cambiare perché, fra le tanti ragioni, era diventato intollerabile che la pandemia avesse fatto più morti americani della 1° guerra mondiale. Proviamo a pensare quanto ritardo mostri il nostro paese, immaginiamo una donna, non di origini italiane a capo delle nostre istituzioni, ci sarebbe la sollevazione popolare, la dx più retriva mescolata con la dx moderata metterebbe a ferro a fuoco il suolo italico e quanti proseliti avrebbe. Quella destra, che sabota qualsivoglia iniziativa speculando anche sulle migliaia di morti, che spinge affinchè si vada alle elezioni sperando in una vittoria elettorale che permetta di gestire le ingenti risorse da destinare ai privati e ai profitti, pensando di superare le diseguaglianze attivando politiche compassionevoli e caritatevoli, dai aggiungendo un po' di misantropia, portandoci se possibile verso l'oscurantismo. Questa è la sfida, tutto il resto è noia. Superare le diseguaglianze, riavviare l'ascensore sociale, costruire un modello di insegnamento e culturale che abbia al centro la qualità dell'apprendimento permanente, quale vero contrasto ai volti delle povertà. Il 52% dei lavoratori italiani partecipa a corsi di aggiornamento permanente sulle competenze, 72% nei Paesi Bassi e il 63% in Svezia.
Aprire il nostro paese alle migliori intelligenze, riuscendo a trattenere il nostro capitale umano e attrarre i giovani degli altri Paesi. Cioè un'Italia aperta che non abbia il volto torvo di Salvini e della Meloni.
Le leggi che stanno per essere approvate, però non presentano grande lungimiranza, abbiate la caparbietà di leggere la legge di bilancio 2021, manca lo slancio prospettico, la visione strategica praticamente assente, le risorse economiche esigue. Siamo un paese in difficoltà, stressato, forse mal gestito, irascibile, certo che risulta evidente che è difficile pensare ad un altro governo, ma non dire mai. Dovremmo considerare che è urgente un massiccio investimento di intelligenze e di risorse finanziare sull'istruzione e sui giovani (sono consapevole di essere ripetitivo), ma è esiziale investire lì, perché viene a maturazione una questione morale, anche quella di Berlingueriana memoria, ma oggi parliamo di coloro che saranno chiamati a pagare il colossale debito, perché si devono affrontare insieme le sfide di lungo corso che stanno sotto il nome di ricostruzione a partire dall'affermazione dei valori e degli obiettivi sui quali intendiamo ricostruire la nostra società, le nostre economie in Italia e in Europa, ricostruire i modelli produttivi e sociali che hanno mostrato la loro vetustità. Un Welfare europeo moderno, magmatico che sappia anticipare e cogliere i grandi cambiamenti e che sappia rispondere e precedere le possibili tensioni derivanti dalle diseguaglianze che i cambiamenti inevitabilmente recano con se. In una operazione di sintesi possiamo affermare che la Pandemia ha accelerato un processo irreversibile al cui centro devono porsi i nuovi modelli culturali (apprendimento continuo), i principi e i valori di equità fra le generazioni e la sostenibilità, la crescita che non deve essere umiliante per l'uomo e rispettosa dell'ambiente che non trascuri il sistema sanitario che deve essere preparato alle catastrofi di massa. Una crescita che dia sicurezza di reddito soprattutto ai più poveri. Il lavoro di qualità e di diritto che riprenda ad essere il motore della autodeterminazione economica e professionale e che sappia anche inserirsi nell'intero vissuto di una persona. Sulla questione del lavoro che cambia, in particolare sul lavoro agile (smart working), vorrei rappresentare questa, che viene definita una novità assoluta, attraverso una metafora.
"Carlo, la voce di mia madre è suadente e imperativa, dammi una mano altrimenti non ce la faccio a portare in casa tutti questi scatoloni. Dai, sono un ragazzino forte quindi cerco di aiutarla, so che in questo aiuto è legata la mia mancetta domenicale. Guardo il contenuto di quei cartoni, ci sono strisce di paglia che servono per fare la treccia, quella treccia che viene usata per realizzare i cappelli di paglia, quelli che usavano in particolare in campagna per ripararsi dal sole cocente. Dopo la treccia è venuto il momento delle maglie e dei maglioni, poi a seguire i gommini dei flebo. In casa c'erano odori impossibili, in particolare quando si usava la colla per l'incollaggio di quei benedetti flebo. Le mani veloci di mia nonna e di mia mamma compongono la treccia, gli strumenti non sono particolarmente innovativi, sono quel pezzo di lavoro a domicilio che le aziende decentravano a basso costo, che serviva per lenire la povertà delle famiglie, ovviamente alla base c'era lo sfruttamento in particolare delle donne, non era ancora emersa la consapevolezza dei diritti, ma mano a mano che trascorreva il tempo, stavano però germinando ". Fine della metafora. Il pensiero va a ritroso nel tempo e si proietta nel futuro. Le organizzazioni del lavoro si sono evolute, pezzi di produzione di manufatti e di servizi sono sempre stati decentrati, la componentistica e i semi lavorati prodotti in luoghi differenti. Spesso in quei luoghi si nascondono sfruttamento economico e assenza di diritti. Ora proviamo a contrapporre quelle donne che facevano la treccia con l'addetta al lavoro agile. Gli spazi fisici sono quelli, le dimore personali; i prodotti sono quelli tenendo in debita considerazione il trascorrere del tempo, prima manuale oggi intellettuale, gli strumenti cambiano al progredire delle tecnologie, il dislocamento della produzione avviene con metodi diversi, il contoterzista che ti porta gli scatoloni, oggi via web. Il quadro è sufficientemente delineato. Il compenso di allora irrisorio, oggi in via di decadimento, dobbiamo leggere così tutti i tentativi di ridurre i diritti e i benefici salariali integrativi. Sta accadendo questo, certo con tutti i distinguo. Già oggi, donne e uomini, pur di produrre a domicilio, in nome di una effimera libertà e autonomia, manifestano troppe disponibilità, senza orario, la famosa realtà allargata, con gli strumenti propri, con le utenze proprie, con il salario che sarà nel tempo sottoposto a selvagge decurtazioni. I diritti saranno scambiati, consapevolmente o meno con pezzi di salario o di orario. Cosa fare? Adottare una strumentazione che sappia sempre rendere visibile quello che si tenterà di rendere invisibile. Quindi una declinazione di norme legislative e contrattuali che pongano sotto la lente il lavoro agile. Ebbene sì, è venuto il tempo nel quale il sindacato entri nella pancia produttiva, economica e finanziaria delle aziende.
Ora vorrei richiamare la vostra cortese e paziente attenzione su due dinamiche contrapposte sulle quali non sento brillare nè la discussione politica nè quella informativa. L'invecchiamento della popolazione e la denatalità. Ora è pur vero che la bellezza del nostro paese e che lo rende unico è la nostra identità che è la diversità, che siamo sempre riusciti a piantare i semi dello stupore, ma perdio i dati di cui disponiamo rendono visibile la modifica in atto della struttura demografica dell'Italia, con una riduzione significativa delle persone in età lavorativa. Gli over 65 sono il 22,8% tendente ad una crescita esponenziale, la natalità è a 1,29 figli, in Europa la media si assesta all'1,56 figli. Il saldo negativo nel 2019 è di – 220.000, nel 2020 circa 300.000. Inoltre esiste un fenomeno ondivago di comportamento per il quale vi è uno spostamento fra le aree interne e i grandi centri. Quindi sempre più anziani, sempre più soli (il 50% delle famiglie milanesi è composto da 1 solo componente) più concentrati in talune aree. Inoltre, il legame tra invecchiamento e diffusione delle malattie croniche determinerà una crescente pressione sul sistema sanitario, a 55 anni 1 persona su due ha una patologia cronica, a 75 anni 9 persone su 10 hanno almeno una patologia. Il sistema previdenziale rischia di collassare perché troppe persone non lavorano. Oramai da anni cerchiamo di convincere i governi che la legge sulla non autosufficienza non è più rinviabile, è come negare che le persone invecchiano è una follia, è come disconoscere che una parte dell'invecchiamento non è in qualità, è come non voler ammettere che ci si possa ammalare anche gravemente. Si è aperto un tavolo di discussione con il governo, ma abbiamo la netta sensazione che non si chiuda. Sulla previdenza non possiamo pensare che l'impoverimento delle pensioni possa continuare nel tempo. Sono consapevole che la riforma fiscale tarda a venire, che l'unica manovra per evitare il dissanguamento del potere di acquisto è ridurre la tassazione, seguendo alcuni modelli europei, abbiamo fatto battaglie campali per portare l'incapienza a livello del lavoro dipendente, ora però il differenziale è tornato a salire. Conosciamo i distinguo, non si può e non si deve diminuire la tassazione, allora si mettano in campo strumenti e servizi che non erodano la capacità di protezione delle pensioni. Come potete notare ci attende un lavoro imponente con una popolazione in gravissima difficoltà. Disorientata da un aumento della povertà, da una guida non sempre lungimirante, da una opposizione politica irascibile che tenta di minare la convivenza e da un periodo lunghissimo di blocco di moltissime attività compreso quelle che rendono la vita un unicum, il sapere, la bellezza, l'arte in qualsivoglia forma e il noi. Infine davvero, un pensiero sul modello socio sanitario che ha mostrato l'inadeguatezza a fronte della pandemia e non solo. Siamo ai confini dei 70 mila morti per covid 19, quasi il 40% in Lombardia. Il sistema pubblico universale va rilanciato, modernizzato, che sappia dare le stesse opportunità da Aosta a Trapani. Intollerabile che vi siano prese in carico e sistemi di cura così discriminanti e diseguali. Nella avanzata Lombardia il sistema socio sanitario è miseramente fallito per il tradimento della sua classe dirigente. Hanno svenduto al privato il 40% della sanità pubblica, hanno spogliato la sanità territoriale, le cure domiciliari senza protocolli di intervento, sono scomparse migliaia di anziani nella disperata solitudine. Hanno lasciato le Rsa sprovviste di tutto compreso l'assenza di formazione, quella educazione e organizzazione vitale e propedeutica al prendersi cura dei pandemici. In quelle Case di riposo si è consumata una strage indescrivibile. Abbiamo cercato come Spi di significare la nostra vicinanza ai ricoverati donando mascherine e smartphone per tentare di mitigare l'assenza di contatti con i famigliari. La prossima settimana i Segretari di Lega consegneranno un dono alle operatrici e agli operatori delle Rsa. Sono quelle donne e quegli uomini che si prendono cura dei nostri anziani ricoverati. Nonostante tutto ciò, dobbiamo mantenere alta la guardia, come ci indica il rapporto di Amnesty Internazional, il cui titolo è " abbandonati ". Mi perdonerete se non ho parlato di quanto non è democratico il virus, del nostro territorio, della negoziazione sociale già iniziata, della vivacità dello sportello sociale, della discussione sul sociosanitario e sulla richiesta al prefetto appunto sulle Rsa, Sull'area benessere Insomma tanta roba, ma le riprenderemo.
Ora permettetemi di ritornare a questo periodo.
Avrei voluto augurarvi buone feste, ma mi astengo dal farlo, troppo bruciante è stato questo 2020, ci ha resi orfani di famigliari e di amici, la nostra rete affettiva si è impoverita, ma voi restate per lo Spi delle persone meravigliose.
Mi sento onorato di dedicarvi un pensiero di Rita Levi Montalcini.
"Io penso che le persone straordinarie siano coloro che riescono a vivere la vita con sensibilità d'animo, che sanno dedicarsi al prossimo e amare la vita per ciò che ogni giorno sa regalare "
Grazie
Il segretario generale dello SPI CGIL
Territorio di Mantova
Falavigna Carlo
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