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INTERVENTO DI ALDA FERRARI SEGRETARIA SPI MANTOVA ATTIVO DEI DELEGATI CGIL MANTOVA ( MAMU ) 01 GIUGNO 2022

INTERVENTO DI ALDA FERRARI SEGRETARIA SPI MANTOVA

ATTIVO DEI DELEGATI CGIL

MANTOVA ( MAMU ) 01 GIUGNO 2022

Stiamo vivendo tempi difficili, complessi e purtroppo violenti dei quali non riusciamo a vederne la fine. Siamo tutti consapevoli che noi cittadini europei non potremo ritornare ad una vita di pace e di benessere sociale senza significativi cambiamenti strutturali, che in quanto tali saranno, loro volta, frutto di altre frizioni e contrapposizioni sociali.

I motivi del nostro malessere sono molti e quindi ne farò solo un elenco parziale lasciando ad altri considerazioni e analisi più approfondite.

Una causa del nostro malessere è la povertà : è una condizione che i collaborati dello SPI il Sindacato Pensionati della CGIL nelle sedi e nelle nostre permanenze, (che ricordo sono una ottantina in provincia di Mantova), toccano con mano tutti i giorni ascoltando le persone che si rivolgono ai nostri sportelli. La grave crisi economica del 2008 ha triplicato il numero dei poveri (che sono il 9,4 della popolazione -dati Istat), ha ampliato il divario tra ricchi e poveri, aggravato da una mancata e significativa redistribuzione della ricchezza prodotta, dalla precarietà lavorativa, dal lavoro che manca, a cui nel nostro paese si aggiunge la instabilità politica (in 4 anni di legislatura si sono alternati 3 governi con tre maggioranze contrapposte l’una all’altra) situazione questa che chiaramente non consente di fare riforme in grado di pianificare il futuro.

Sono queste sfide durissime da affrontare, il sindacato le sta contrastando, - la manifestazione a Roma del 18 giugno ha anche queste finalità -, peccato però che l’iniziativa non sia stata da tutti condivisa: credo che sia necessario cercare l’unità sindacale, pur conoscendone le difficoltà che si frappongono per riuscire a raggiungerla. Ma oggi tutto è complicato, non c’è niente di facile; però sappiamo che solo unendo le forze, aumentano le possibilità di migliorare le nostre condizioni.

Poi in questi due anni la situazione si è fortemente aggravata con la pandemia di covid: si sono palesate a tutti le carenze del nostro sistema sanitario in particolare di quello lombardo: è fortemente aumentata la solitudine degli anziani ma anche dei giovani – è di questi giorni la messa a disposizione di risorse per sostenere il ricorso alle terapie psicologiche per curare queste patologie – e poi questi due anni hanno causato ai nostri giovani carenze scolastiche e formative, un fardello che graverà sul loro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti.

C’è un altro argomento che voglio portare alla vostra attenzione e riguarda il genere femminile. Mi riferisco a ciò che sta accadendo in Afghanistan e in Ucraina, anche se situazioni simili pur in misura meno eclatante si verificano un po’ in tutto il mondo. L’autunno scorso il coordinamento donne dello SPI insieme alle donne della CGIL hanno incontrato Giuliana Sgrena, giornalista esperta di questioni mediorientali per parlare delle donne afghane; ci aveva detto che i talebani erano inaffidabili che si sarebbero rimangiati le promesse fatte al momento della presa di potere avvenuta qualche mese prima e così purtroppo è avvenuto: il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro finanche il diritto di esistere come essere umano sono stati spazzati via uno dopo l’altro: è del 7 maggio la direttiva che obbliga le donne ad indossare il burqa, quella palandrana che le copre dalla testa ai piedi con una piccola rete in corrispondenza degli occhi per vedere dove mettere i piedi. Se non lo vogliono indossare, le donne possono stare chiuse in casa, tutto questo per la loro sicurezza. Ma la sicurezza di chi? dei talebani presumo, perché le donne afghane non hanno mai chiesto che qualcuno pensi alla loro sicurezza, anzi hanno messo a frutto i venti anni intercorsi dalla fine dal precedente governo talebano per studiare, per lavorare, per fare sport, per ballare, per fare musica, insomma per vivere. Sono determinate a non mollare, le donne afghane, anche se queste ulteriori ristrettezze complicano ulteriormente la situazione: da parte nostra faremo di tutto per non lasciarle sole.

E poi il 24 febbraio c’è stata l’invasione dell’Ucraina, una guerra in piena forma ma sempre negata dall’invasore, da Putin, che, convinto di essere accolto come il liberatore, si è trovato di fronte la resistenza di tutta la popolazione ucraina e la condanna dell’intera Europa.

In Ucraina la violenza e i crimini di guerra si perpetrano sulla popolazione inerme costituita per lo più da vecchi, da malati, da bambini e da donne che accudiscono gli uni e gli altri. Persone che non sono riuscite a scappare per tempo, o che non sono morte sotto i bombardamenti o sulle auto mentre cercavano scampo altrove. E lo stupro è utilizzato dai soldati russi e ceceni come arma, certo non ufficiale, ma usata e si dice consentita dai capi militari. E’ annoverato tra i crimini di guerra, si stanno raccogliendo dati e testimonianze, si parla di diverse migliaia di casi tutti raccapriccianti, di violenze di abusi sessuali perpetrati non solo sulle donne ma pure su vecchi e bambini anche di pochi anni. Sono ferite che segnano duramente chi le ha subite e chi ne è stato testimone, ferite che nessuna giustizia umana potrà mai sanare.

Mi rendo conto di aver condiviso con voi le mie preoccupazioni su quanto sta avvenendo, e con esse l’amarezza nel riscontrare l’incapacità politica a trovare soluzioni efficaci alla risoluzione dei problemi che si sono sovrapposti, che si sono aggrovigliati l’uno all’altro.

Per concludere, parafrasando Dante, in questo girone infernale che non sembra aver fine, noi donne e uomini dello SPI non smettiamo di ascoltare le persone che si approcciano ai nostri sportelli, informandoli dei loro diritti e degli aiuti messi in campo per soccorrere le persone in difficoltà, non smettiamo di mantenere viva la memoria della storia e delle lotte che hanno visto protagonisti i nostri padri e le nostre madri coinvolgendo le scuole e i giovani, non smettiamo di progettare il futuro anche se per noi la probabilità di vita si riduce considerevolmente ogni anno che passa e nonostante tutto in questo girone infernale non smettiamo ripeto non smettiamo di sperare di farcela ad uscire a rivedere le stelle.