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ATTIVO DEI DELEGATI CGIL - GIUGNO 2022

INTERVENTO DEL SEGRETARIO SPI MANTOVA

ATTIVO DEI DELEGATI CGIL

MANTOVA ( MAMU ) 01 GIUGNO 2022

Dopo aver ascoltato molti interventi e se dovessi scrivere una lettera inizierei così :

caro Alessandro (Segretario Generale della Cgil Lombardia) e caro Alberto (rappresentante degli Studenti), molti degli interventi delle Delegate e dei Delegati hanno iniziato il loro dire con Care Compagne e Cari Compagni; vedo in sala molti giovani che indossano le magliette rosse; ho sentito molti citare Enrico Berlinguer; tutto questo mi conforta e nonostante le incredibili complessità, penso che ce la possiamo fare.

Cito un passaggio del giovane studente quando socializza un loro sentimento “ siamo stanchi ed arrabbiati “, rispondo che anche noi adulti siamo stanchi ed arrabbiati ed è una delle ragioni della manifestazione nazionale del 17 giugno a Bologna organizzata dal Sindacato delle Pensionate e dei Pensionati della Cgil ed è una delle ragioni per la manifestazione delle delegate e dei delegati del 18 giugno a Roma organizzata dalla Cgil.

Ora chiedo a tutti voi un briciolo di indulgenza perché, in 8 minuti di intervento, le sintesi prodotte sono brutali.

Grazie alla Segreteria per averci riservato due spazi. Grazie ad Alda che con il suo intervento mi permette di allargare il tiro.

Le pensionate e i pensionati hanno tante cose da dire, in questi anni di crisi della politica, dell’economia, dopo la pandemia che ha particolarmente colpito gli anziani, siamo nuovamente qui, abbiamo ascoltato la nostra gente così smarrita, così inquieta, ma pronta, come sempre a rimboccarsi le maniche, per costruire un paese moderno, coeso, omogeneo, inclusivo. La premessa però deve essere impegnativa, la domanda alla quale siamo chiamati a rispondere è una : siamo pronti a rispondere alle complessità che ci sottopone la contemporaneità? Abbiamo una classe dirigente disponibile ad indagare la profondità della crisi? I giovani sono disponibili ad abbandonare la narrazione del presente e incamminarsi su un orizzonte temporale di medio e lungo periodo pronti ad operazioni sartoriali di aggiustamento? a guidare il cambiamento? Se dovessi guardare la platea di oggi, composta da giovani delegati e delegate, da attenti e curiosi pensionati e pensionate la mia risposta sarebbe affermativa. Si ce la possiamo fare.

Come? Rafforzando la democrazia. Se dovessi tradurla direi, proporre risposte complesse a problemi straordinariamente intricati. Le risposte semplici non bastano, le chiavi per leggere e interpretare i cambiamenti debbono diventare patrimonio di tutti, quindi la cultura, il sapere, la formazione continua è il pass-partout per un processo democratico dolce e gentile. Fuori da ciò, ci sono gli imbonitori, i masanielli di turno, i pifferai magici, sono coloro che vivono sulla disperazione altrui. Immaginiamo per un attimo che il nostro Paese divenga una grande aula dove tutti possono accedere ai saperi diffusi, alle novazioni, recuperando così ritardi culturali secolari, mettendo in moto il famoso ascensore sociale. Ecco noi anziani bramiamo questo, siamo sulla strada giusta moltissimi pensionati hanno imboccato la via dell’utilizzo delle nuove tecnologie.

Ho parlato di saperi diffusi, perché è l’antidoto al populismo. Voi mi insegnate che molti dei vostri colleghi simpatizzano con la destra, perché sono orfani di una politica che sappia coniugare la modernità con la giustizia, l’equità con l’inclusione, il prendersi carico delle persone che manifestano fragilità. Come si fa a non vedere che le politiche della destra sono un intreccio fra la carità, la compassione e la misantropia. È la regola della pentola che bolle.

La denuncia, le proposte delineate nella relazione di Daniele, il movimentismo della Cgil, sono un elemento democratico essenziale. Raccoglie e trasforma in azione il grido di aiuto che proviene dai territori. La piattaforma confederale parla all’interno di un alveo che coniuga l’invecchiamento della popolazione con l’inverno demografico, dove si inverte il rapporto nati/ deceduti. Quindi come fare fronte a questo allungamento della vita se non attivando politiche sugli stili di vita, sulla qualità dell’invecchiamento, sulla valorizzazione delle memorie, delle professioni acquisite, sui talenti soffocati perché la vita vera spesso è distante da quella agognata. La denatalità va affrontata, i compagni di Bolzano (provincia storicamente prolifica) ci dicono che questo è il primo anno dove si inverte il rapporto nati/ deceduti. I dati ci dicono che nel 2050 avremo 5 milioni di abitanti in meno. Ci sono troppi impedimenti e difficoltà che scoraggiano le donne e le famiglie non favorendo la conciliazione dei tempi di cura delle famiglie e dei tempi di lavoro. La smettano gli imprenditori di fare del cinema nei convegni dove valorizzano le lavoratrici e poi pongono ostacoli insormontabili alla natalità. Se abbiamo tracciato l’alveo nel quale scorre il fiume ora necessita dare nomi alle acque che scorrono. Possiamo iniziare dal lavoro, ne parliamo anche noi anziani perché osservando i nostri figli e i nostri nipoti avvertiamo in loro un grande disagio, persino una sofferenza, una incapacità nella costruzione di un futuro, un entrare in un processo di forche caudine. La precarizzazione non è un castigo divino ma il tentativo di una parte consistente della classe dirigente di sperimentare modelli di vita arrendevoli. Le stesse organizzazioni del lavoro, così parcellizzate sono in funzione della costruzione della negazione dei saperi e delle conoscenze diffusi. Da questo deriva il lavoro povero, mal pagato e non valorizzato. Anche su questo invitiamo l’imprenditoria ad assumere atteggiamenti coerenti e non ci dicano che le loro maestranze sono la loro ricchezza perché i fatti dimostrano il contrario. Trattati da schiavi, da numeri e retribuiti il meno possibile. Per contrastare ciò, una delle armi più potenti è la preparazione, il sapere. Anche su questo argomento per fare sintesi direi : riprendiamoci i posti di lavoro e trasformiamoli e se c’è bisogno di inserirci nel cuore pulsante delle imprese, entriamoci.

Quindi dopo l’invecchiamento, la denatalità, il lavoro, l’altro grande tema è la salute e la sanità. Dobbiamo risolvere il grande inganno propinatoci negli ultimi decenni legare la sanità alle fortune economiche del Paese è stato un artificio che ha spianato la strada alla privatizzazione. Si è lasciato correre il cavallo e ora ci troviamo 21 sistemi sanitari e la Lombardia è in uno stato avanzato di privatizzazione. Ci dicono c’è la libera scelta, è un terribile inganno, è la porta nella quale si infilano milioni di persone le quali si impoveriscono. Ma davvero qualcuno pensa che a fronte di un disagio fisico importante un individuo possa attendere mesi e mesi per poter accedere ad una visita? Ma dai, si è mercantilizzata la sanità, punto. Chi ha i soldi si cura chi non li ha si arrangi. Per non parlare della strage da covid che ha flagellato questa regione perché colpevolmente e scientemente si è abbandonata la prevenzione e la cura nei territori. Hanno fallito e tradito il loro mandato e oggi sentiteli, ci dicono che la Regione Lombardia è stata la migliore nell’affrontare la pandemia, non hanno pudore e vergogna, ma forse questi sono sentimenti di un altro tempo. A noi spetta il compito di contrastarli come stiamo facendo, ma la discussione sulla sanità pubblica ed universale deve essere oggetto di riflessione non solo nel mondo dei pensionati ma soprattutto nel mondo del lavoro. Poi la salute, che parte dallo stemperamento delle tensioni derivante dalla insufficiente somatizzazione della realtà allargata, che deve tenere conto di una alimentazione sana ed equilibrata e via di questo passo. Ma se i salari e le pensioni sono come quelle spiagge continuamente erose dal mare allora la salute è un miraggio.

Infine la battaglia campale che dobbiamo condurre contro la povertà in rapida ascesa e le disuguaglianze prorompenti. Non leggo ancora la consapevolezza che la crisi (che è una sommatoria della crisi economica, della crisi pandemica e della guerra) che ci sta investendo i cui connotati non appaiono ancora manifesti sia patrimonio di tutti. Immenso debito pubblico, salari e pensioni non capienti, destra arrembante, povertà e disuguaglianza ascendenti, una grande sofferenza per l’assenza di un orizzonte, le solitudini dai mille volti, rischiano di essere una miscela dirompente alla quale porre un argine. Quindi? Ridurre ai minimi termini l’evasione fiscale (grida vendetta la questione sul catasto e quella sugli stabilimenti balneari), chiedere a chi più ha un gesto di solidarietà, tassare gli extra profitti delle imprese ecc. aumentare i salari, detassare le pensioni. Infine davvero costruire una legge sulla non autosufficienza che sappia rispondere a tutte le fasi e a tutte le complessità che la vita ci presenta. Alle giovani e ai giovani delegati un consiglio da vecchio, siate curiosi ed intraprendenti, non svendete mai le vostre aspirazioni. Girate il mondo perché il vostro cortile di casa si è allargato, siate attratti dalle altre culture come gli altri devono essere attratti dalla cultura e dalla bellezza del nostro Paese.

Grazie